Dirlo con le parole degli altri: la Messa di mezzanotte.

E come regalo di Natale, la puntuale decrizione di una messa di mezzanotte molto “madamosa” e molto piemontese fatta da Gianni Farinetti (lo scrittore. Quello di Eataly si chiama Oscar) .
La chiesa di Santa Chiara a Bra ( Bernardo Antonio Vittone 1705-1770), delicatamente affrescata (Pietro Paolo Operti 1704-1793) e stuccata in verdino e crema (Bernardino Barelli ?-?) è già gremita di gente. Altra gente sta entrando alla spicciolata dal portone (neoclassico, con teste scolpite di puttini). Sotto lo sguardo vigile delle quattro sante francescane (Elisabetta d’Ungheria, Caterina da Bologna, Margherita da Cortona, Rosa da Viterbo) e dei quattro padri della Chiesa (San Gregorio, San Girolamo, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino) si sta raccogliendo il meglio delle famiglie braidesi.
La signora Usuelli (pelliccia di breitschwanz con collo e polsi di visone), la sua amica Olga (mantello di astrakan con colbacco di volpe) e Laura (paletot maschile di lana grigio ferro) si sistemano nelle file di sinistra, a metà navata (in ottima posizione, come fa notate Clelia).
L’ Usuelli si toglie un guanto e giocherella con un piccolo messale guardandosi discreta intorno:
“Malvina Montoro…”
“Quale?”
“Quella bionda con la cappa di lontra e turbante di ocelot.”
”Bella donna”

”Ricca come il mare. Ha sposato in prime nozze…”
Laura si volta a salutare un’amica (cappotto bluette in triplo cachemire) nel banco dietro di lei, sussurra: “Come stai?”
“E tu? Quando sei arrivata?”
“Oggi pomeriggio”

“Telefonami domani. C’è una festa da Emanuela e Giorgio. Ci vieni?”
“Non so, poi ti dico”
Clelia si scosta un pochino dalle spalle la pelliccia, biascica: “…Lui poi ha venduto tutto e si è trasferito in Belgio con la terza moglie. Avevano anche loro delle concerie su terreni giù in centro che oggi valgono oro.”
L’organista sta provando i pedali dello strumento. Una suora (vestita da suora) dispone i bambini del coro (giubbotti di tutti i colori) a semicerchio intorno alla balaustra di un altare; loro si spintonano eccitati, si prendono per mano, si scambiano di posto. Mormorii, saluti, teste che si voltano a vedere chi c’è, come al cinema.
“Ma quella tua amica di Saluzzo che ti ha telefonato prima?”
“Jolanda? Poverina, era sconvolta. Sua cugina Adelaide è caduta dal quinto piano. Pensa che fine.”

“La conoscevi?”
”Non bene. L’ho vista due o tre volte negli ultimi anni. Stava a Nizza da sola, Jolanda era la sua unica parente.”
”Che disgrazia.”
”Jolanda mi ha fatto capire – senza dirmelo in modo chiaro, neh – che potrebbe essersi buttata.”

“Mioddio. Ma poveretta. Ma chissà come mai.”
La signora Usuelli fa una faccia interrogativa aiutandosi con un cenno della mano – Va’ a sapere! – Prosegue: “Lei, Jolanda Morra, è la moglie del più grosso commercialista della zona. Suo marito ha curato il fallimento Marzano, un crack enorme che ha coinvolto anche i…”
In ultimo l’organista (che di qui non si vede, per cui non possiamo accertarci di come è vestito) sembra soddisfatto di canne e pedali e attacca una sublime, prorompente fuga barocca. Le signore guardano verso l’alto, poi verso il coro che, a pieno fiato, inizia a cantare. Entra uno smilzo pretino (con una sontuosa pianeta ricamata). Benedice elegante il pubblico.
“Lui, invece” Clelia indica con la punta del naso l’officiante “viene da un’ottima famiglia di Alessandria. Suo fratello ha sposato in seconde nozze…”

Gianni Farinetti, Un delitto fatto in casa. Venezia, Marsilio 1996 pp.150-152

Nella foto: la chiesa di Santa Chiara in Bra

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