Modelle per bene

Anche chi non è una fashion addicted si lascia coinvolgere dalla Settimana della Moda e dalle analoghe manifestazioni in tutto il resto del mondo che due volte l’anno sfornano tendenze, cioè quelle forme, lunghezze, materiali e colori che ci metteremo addosso nei mesi a seguire.

Queste benedette tendenze vengono sempre proposte  su giovani fanciulle in fiore o su vecchie glorie come Lauren Hutton o Benedetta Barzini il cui stacco di coscia inizia dove molte di noi hanno l’attaccatura del naso. Giovani e bellissime o meno giovani e ancora bellissime, non hanno nemmeno l’ombra dei mille difetti – veri o immaginari – che sempre condizionano la scelta di un abito e la naturalezza con cui le donne normali lo indossano.

Tutte ammiriamo molto quello che vediamo su riviste e siti specializzati ma poi – non così sicure di saper adattare il “cosa si usa quest’anno” al nostro fisico – preferiamo andare sul sicuro e  comprare quello che ci sta meglio, con il risultato che spesso replichiamo all’infinito gli stessi abiti.

A volte accade che incrociamo qualcuna che non ha un fisico troppo diverso dal nostro – forse anche la stessa età – e che indossa un abito, un pantalone, un cappotto che non le stanno affatto male. In un attimo pensiamo a come potrebbe stare su di noi, ci riesce più facile capire se ci piace, abbiamo voglia di chiedere dove l’ha comprato. La moda addosso a chi ci assomiglia ha tutto un altro appeal. Non è come guardarsi allo specchio a casa o in un camerino: è più come guardare un film.

Per questo assistere a una sfilata dove gli abiti sono indossati da affezionate clienti della stilista oppure signore che fanno parte di un’associazione benefica a cui verrà devoluto il ricavato della serata ha un valore aggiunto di credibilità: quelle donne sulla passerella sono come me, quegli abiti li posso portare anche io, con quell’insieme chi ha creato gli abiti ha saputo valorizzare o nascondere con bravura i miei stessi pregi e difetti.

Soprattutto sono molto solidale con chi si presta a lasciare da parte la timidezza e non senza qualche incertezza nell’andatura si butta in passerella: ci sta facendo un favore. Alle malelingue che parlano di mania di protagonismo rispondo che si tratta di un gradevole spettacolo di solidarietà femminile, oltre che di solidarietà tout court.

Applausi.

 

l’immagine è tratta dalla sfilata P/E 2017 dell’Atelier Francesca Fasano di Torino

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