Natali separati

Quando un matrimonio finisce non è che uno pensa a Natale.
Anche perchè magari  capita che ci si separi d’estate e Natale sembra una cosa talmente lontana, e poi una festa non c’entra nulla con quello che si sta passando: sono ben altri i mille problemi per la testa, quasi tutti concentrati sul nostro ego che sta uscendo  malconcio da una storia finita male.

Ma Natale arriva prima di quanto si pensi e se tra le cose che ci si è divisi – con litigioso rancore o con civile discussione – c’è il tempo dei figli, questi giorni di festa sono un grande banco di prova. E non crediate che sia una questione di età: che i vostri figli abbiano tre o trent’anni , il Natale delle famiglie “a pezzi” (sia in senso letterale che figurato) è assolutamente sempre troppo complicato, a cominciare dalla logistica.

Se i figli sono piccoli credono ovviamente che i doni li porti Babbo Natale o Gesù Bambino e allora come fare a spiegare lo sdoppiamento delle consegne? Dal papà arrivano il 24 , dalla mamma il 25 – o viceversa – e  può anche capitare che  il genitore che ha sempre delegato queste incombenze all’altro (indovinate quale?) trovandosi da solo a gestire i nascondigli di pacchi e pacchetti vada in confusione e  ne dimentichi qualcuno oppure faccia trovare sotto l’albero il libro porno-comico destinato al collega al quale invece è arrivato in dono l’ulimo cartone Disney.

In questo caso vi sorprenderete a augurarvi che qualche sconsiderato compagno di scuola o asilo riveli al pupo – possibilmente in tempo utile per evitare la prossima sarabanda –  che Babbo Natale non esiste.

Se i figli sono adolescenti, quanta voglia credete che abbiano di passare la sera del ventiquattro con il genitore di turno, soprattutto se c’è in programma l’uscita di gruppo per vedere il film di Natale, o al limite – perchè ogni scusa è buona – addirittura la messa di mezzanotte con gli amici? Per non parlare di eventuali pranzi con i parenti che durano un’ intera giornata che potrebbe essere dedicata a attività più soddisfacenti, come stare connessi con il resto del mondo. Tuttavia in questa fase cominciano a capire chiaramente che il senso di colpa di papà e mamma è assolutamente monetizzabile e riescono a apprezzare moltissimo la moltiplicazione dei regali.

Quando sono adulti e autonomi diventa difficile incastrare le tre/quattro famiglie che nel frattempo si sono venute a creare con l’aggiunta di nuovi compagni, fratelli veri o posticci, nonni “di famiglia” o acquisiti e zii di incerta origine. Si creano complicate triangolazioni di pranzi e cene con conseguente aumento di idee regalo da trovare e inevitabili malcontenti difficili da gestire,  l’agenda del giorno di Natale prevede almeno un paio di attraversamenti completi della città e ancora una volta i figli, che nel frattempo hanno elaborato un senso critico autonomo e una personale visione del mondo, si chiedono come diamine mai tocchi sempre a loro – ancora dopo anni – subire le conseguenze pratiche del tracollo matrimoniale dei genitori.

Così, tra mille cambiamenti di programma, ogni anno si fanno salti mortali  per accontentare tutti e quando si arriva stremate alla fine della festa ci si accorge che  – parafrasando un incipit tra i più famosi della letteratura – ogni famiglia, di qualunque specie e composizione, a Natale può essere felice a suo modo, per quanto complicato questo possa sembrare.

 

Nella foto: Emma Thompson alle prese con la gestione dei figli  in Love actually, uno di film natalizi preferiti dalle MADame.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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