Primavera in quarantena. Quarta puntata delle cronache

È arrivata finalmente l’introvabile mascherina. Mentre l’indossavo ho avuto per un attimo nostalgia del tempo in cui l’unico a portarla era Michael Jackson ed era una stranezza hollywoodiana, non un’esigenza sanitaria.

È arrivata anche la primavera, nel frattempo.

A differenza degli altri anni, in cui soltanto le più romantiche tra noi e quelle che avevano seminato i bulbi sul balcone segnalavano l’evento urbi et orbi con apposite foto sui social, quest’anno se ne sono accorti in tanti e in questa teoria di giorni che cominciano a diventare tutti uguali, la simmetria dell’equinozio è tornata a essere un evento.

Il tempo, malgrado tutto, continua a scorrere. Ce ne accorgiamo dalla ricrescita.

Uscire a godersi la bella stagione però è sconsigliato per decreto e “fare le scale is the new jogging”.

Chi pensa che un po’ di esercizio fisico non può fare che bene, scende a piedi (senza toccare il mancorrente) e sale con il fiatone cercando di far lavorare i glutei. La mia portinaia mi guarda con ammirazione e attraverso la mascherina che le copre mezza faccia mi segnala la presenza di un ascensore condominiale. La ringrazio ma non cedo: potrebbe essere luogo di contagio anche se l’ha pulito con l’alcol.

Tra la discesa e la salita ci è concessa solo la spesa, l’acquisto dei giornali o la spazzatura da buttare, in un surreale silenzio interrotto solo dalle notifiche di whatsapp che ci annunciano l’arrivo di un nuovo filmato o vignetta demenziale. Intendiamoci, non che qualcuno di questi non sia spiritoso, ma io di ridere non ne ho più tanta voglia, non so voi.

In coda al supermercato una signora staziona davanti agli scaffali delle verdure prendendosi del tempo per decidere cosa comprare. Evidentemente tutto il tempo dell’attesa in coda non le è bastato per chiarirsi le idee sul menu del giorno. È sempre così: più si ha tempo più se ne spreca.

Sono cessati i concerti dai balconi e si ascolta musica ognuno per sé, a seconda dei gusti. Jovanotti a colazione, Bach con il caffè dopo pranzo o Mozart perché secondo qualche teoria la sua musica ha la stessa frequenza dei mantra tibetani che conciliano la meditazione: ogni playlist è buona per alleggerire mente e cuore.

Oltre a ascoltare comfort music e a mangiare comfort food , si guardano i comfort film: Pretty Woman, è stato trasmesso in questi giorni e ha avuto uno share altissimo. Richard Gere di trent’anni fa è ancora un balsamo che lenisce l’ansia.

L’abbigliamento si adegua e le riviste di moda on line suggeriscono lo stile cozy chic (tute e maglioni) per restare in casa. Noi però, per illuderci che tutto sia normale, mettiamo gli orecchini e ci pettiniamo prima di una videocall con le amiche e quando siamo in smart working azzardiamo anche il filo di perle.

La Regina Elisabetta, riconosciuta icona del nostro tempo, motiva i suoi connazionali a un cambiamento di stile di vita e li esorta a rispettare le regole: va da sé che la cosa più cool da fare in questi giorni è #StayAtHome.

Adeguiamoci please, sono finiti i tempi in cui trasgredire era figo: adesso può essere pericoloso.

(4.continua)

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