Suole di corda, lacci alle caviglie

La tavola è quasi pronta:  ha messo la tovaglia bianca e i piatti dell’ikea, i bicchieri sono quelli della zia, vecchiotti e spaiati, che ha trovato nello scatolone in soffitta, la panca è sul lato destro, la fila di sedie sul lato sinistro, a capotavola le poltroncine di vimini con i braccioli. Un insieme eterogeneo e curato. Ci tiene che tutto sia come si deve, sotto la pergola di glicine .

L’idea della rimpatriata è stata sua: poco originale forse, ma dopo tanti anni ci può anche stare. Le convocazioni invece le ha fatte Roberto perché era lui quello che ai tempi del liceo organizzava le feste e non ha mai perso i contatti con i vecchi amici che si ritrovavano al bar vicino al ponte o al circolo di jazz negli infernotti del palazzo in centro. E’ bastato un pomeriggio di telefonate e sono riemersi tutti, o quasi.

La casa in campagna è sempre la stessa.  Ai tempi ci si andava nelle domeniche pomeriggio d’estate: i ragazzi giocavano a calcetto, le ragazze si toglievano le espadrillas di Castañer per giocare a pallavolo.Tutte ne possedevano almeno un paio: suole di corda e lacci di tela che si attorcigliavano alle caviglie. Si stava sull’erba a chiacchierare, le coppie si formavano e si scioglievano al ritmo di Sailing di Cristopher Cross.

Questo pranzo è un’occasione perfetta per riesumare proprio quelle vecchie espadrillas blu (per un  ritorno al passato come si deve non bisogna tralasciare i dettagli, diamine!)  miracolosamente sopravvissute. Ha comprato da Zara un vestito a fiori che le fa risaltare l’abbronzatura. Un misto di vecchio e di nuovo. Non vuole sembrare una ragazzina ma ci tiene a far vedere che ha saputo mantenersi in forma, anche perché, pensa con una punta di malignità, non tutte ci sono riuscite.

Suo marito, che non aveva nessuna voglia di essere coinvolto in una “giornata-amarcord”  con gente che conosce a malapena, le ha suggerito di rendere facoltativa la partecipazione di eventuali compagni e compagne e l’idea ha riscosso un discreto successo sia tra gli uomini che tra le donne: meglio non sottoporre a verifiche incrociate i racconti di gioventù fatti in famiglia e adattati nel tempo, secondo convenienza.

Qualcuno verrà in coppia comunque. Come Silvia e Antonio, che sono insieme dal liceo e ormai vanno verso i trent’ anni di matrimonio senza che nessuno ricordi di aver mai visto l’una senza l’altro, e viceversa. Aldo avrebbe volentieri lasciato a casa Gabriella e ha tentato una timida proposta ma è stato respinto con perdite perciò ha ritenuto opportuno non insistere. Sergio la proposta non l’ha nemmeno fatta: conosceva già in partenza l’altissimo rischio di rappresaglia “a prescindere” ed è in arrivo con Maria. Poco male, resteranno tutto il giorno in disparte in mezzo all’indifferenza degli altri, a “fare la guardia” ( a che cosa, poi??) come dei Rottweiler.

Mario viene da solo per forza: le ultime notizie lo danno in rotta totale e un pranzo in campagna con i vecchi amici non può fargli che bene. Laura, Cecilia e Francesca si sono limitate a comunicare che sarebbero andate a un pranzo con gli amici del liceo e i mariti si sono adeguati secondo le rispettive preferenze: uno davanti allo sport in TV, l’altro con i bambini e il terzo quasi sicuramente a pranzo con l’amante storica.

Arrivano in ordine sparso e alla fine saranno una trentina: per quanto riguarda le adesioni  la rimpatriata si sta prospettando un successo.

Mentre ripassa uno a uno  i visi e i ricordi finisce di controllare la cottura della pasta al forno e copre i piatti di portata con strofinacci puliti  per tenere lontane le mosche. Ha preparato tutto da sola anche se le “ragazze” le hanno chiesto di poter contribuire. Preferisce fare così da sempre: i pranzi dove ognuno porta qualcosa si risolvono ogni volta in un insieme di gusti scombinati senza capo né coda, con decine di torte salate e insalate di riso e nessuno che abbia voglia di preparare un secondo come si deve. Se proprio non vogliono arrivare a mani vuote, che portino il vino. Di sicuro tutti gradiranno.

Sui dolci ha dato il massimo: ricorda che a Aldo piace la Sacher, quella che avevano comprato a Vienna un’estate, che Roberto va matto per la crostata con la marmellata di ciliegie di quando la andava a trovare a casa nei pomeriggi in cui sua madre non c’era, che Sergio al ristorante ordinava sempre la torta di mele. Le ha preparate tutte. Per Mario, golosissimo, c’è la mousse al cioccolato mentre per Davide, che ha sempre odiato i dolci, ha riempito di macedonia una zuppiera.

Un sorriso leggero le sale dal cuore alle labbra mentre ripensa a quegli anni e finisce di allacciare le Castañer alle caviglie con un movimento lento, pieno della tenerezza che si riserva alle memorie più dolci.  Non le è mai stato chiaro quanto ognuno di loro abbia saputo degli altri, ma non è importante. O almeno non lo è più.

Si godrà questa giornata così come ha goduto tutti gli istanti passati insieme a ognuno di loro e se al caffè lanciasse  come per caso la proposta di rivedersi tutti quanti di nuovo fra un anno è sicura che accetterebbero.

Anzi, adesso che ci pensa è proprio una buona idea, da servire insieme al caffè.

Photo courtesy: Alessandra Cantino

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