Una vita da film

Le madame amano il cinema – mediamente ci vanno una volta alla settimana, in gruppo o con l’amica “da cinema”.

Alcuni film degli ultimi decenni sono stati particolarmente significativi per la formazione  delle madame nate intorno agli anni ’60, eccoli:

Sotto i dieci anni,  con  Mary Poppins (1965),  abbiamo capito che una tata e una borsa sono ingredienti imprescindibili per la felicità e quindi bisognava cercare in tutti i modi di potersele permettere entrambe.  Partendo da questo semplice assunto abbiamo orientato studi, carriere, matrimoni e post-matrimoni. E come tutte le cose imparate da piccole non l’abbiamo mai dimenticata (La lezione di Mary Poppins, su questo blog).

In Come eravamo (1973) Robert Redford diceva a Barbra Streisand  ” tu non cambi mai”,  giustificando così la nostra ostinata ribellione adolescenziale di quegli anni: noi non saremmo mai cambiate, mai. E soprattutto non saremmo mai diventate come i nostri genitori, e se avessimo avuto dei figli non avremmo mai detto frasi come “questa casa non è un albergo”. Il Tempo delle mele nel 1980 ha rafforzato, se ce ne fosse stato bisogno, la nostra idea di essere dalla parte della ragione, anche se la stucchevole colonna sonora – Reality, avete idea? – rovinava un po’ l’effetto drammatico dell’ “io contro il resto del mondo”.

Il periodo “da grande voglio fare la giornalista” è iniziato con  Tutti gli uomini del presidente (1976) quando si  pensava che le redazioni fossero piene di bonazzi che facevano lo scoop del secolo. Molte, diventate giornaliste per davvero, si sono accorte prestissimo che le possibilità di avere come vicini di scrivania Robert Redford o Dustin Hoffmann erano quanto mai  remote.

Manhattan (1979) ha segnato l’inizio dell’ amore per Woody Allen. Con gli anni,  a Diane Keaton e Mia Farrow,  che stavano invecchiando insieme a noi – e a lui – Woody  ha deciso di preferire  Soon Yi, Scarlett Johansson e Penelopoe Cruz,  iniziando a raccogliere grandi consensi anche presso i nostri coetanei uomini, a dimostrazione di quello che un maschio medio riesce a vedere in un film di Woody Allen.

Dopo aver visto La donna della domenica (1975) le future madame hanno avuto  il definitivo colpo di fulmine per la nostra città: Torino come location unica per Mastroianni iper figo in  pantaloni a zampa che accompagnava al mercato del Balôn una Jacqueline Bisset perfetta in tubino e giacca bianchi, scarpe con lacci alla schiava e zeppa. Roba che nemmeno Enzo e Carla di “Ma come ti vesti?” avrebbero saputo mai  immaginare come “outfit da mercato”.

Nel 1981 le strade delle madame cominciavano a dividersi: chi andava in tournée con Maurice Béjart, chi si iscriveva a fisica nucleare o economia e commercio, chi andava a lavorare in azienda mentre stava per iniziare la stagione dei matrimoni.  Erano gli anni dell’edonismo reaganiano e Ricche e Famose ci metteva davanti a una scelta: scrittrici impegnate o mogli  viziate? Non erano previste sfigate, comunque.

Il periodo zucchero-e miele  del matrimonio culminava nel romanticismo dello shampoo di Robert Redford a Meryl Streep in  La mia Africa (1985), tra giraffe, voli in biplano e colonna sonora melensissima ai limiti dello spot Barilla. Come l’amore di Denys e Karen, anche alcune delle nostre favole avrebbero avuto vita breve.

Hearthburn – affari di cuore (1986): moglie lagnosa e marito fedifrago.  Un assaggio di quello che stava per succedere?  e infatti cinque anni dopo sarebbero iniziate le crisi matrimoniali, con Thelma e Louise (1991) che ci offriva frasi perfette:  “ora tutto è cambiato, tutto! Io voglio andare in Messico (Londra/Parigi/Sestriere, scegliete voi )… e ci andrò”,”non farmi domande, così non ti dirò bugie”, “ragazzo, la tua infelicità sarà la mia missione nella vita”. La storia della madama insoddisfatta Mia Farrow  in Alice del 1990 ci dimostrava come nemmeno stonarsi con le erbe allucinogene o svuotare il conto in banca per un meraviglioso cappello rosso di Chanel potevano salvarci dall’angoscia di un matrimonio a rotoli.

Qualche situazione si è aggiustata, qualcuna si è malamente rattoppata, altre sono finite. Ma madamine e ormai ex-madamine  tiravano avanti anche senza condividere su Facebook, salvando il salvabile e buttando l’inservibile. Nel frattempo gli uomini giocavano a calcio in spiaggia, come in Mediterraneo (1991).

Dirty dancing (1987) ha creato la categoria delle nostalgiche con la mania del ballo che ancora oggi alle feste dei cinquant’anni – e ahimè quasi alla soglia dei sessanta – si scatenano quando il DJ marpione fa partire Gloria Gaynor. Per la serie  Io ballo da sola (1996), ora va molto il tango ma posso assicurarvi che 30 anni fa  la latinoamericana  era una mano santa per le single di ritorno.

Harry ti presento Sally (1989) merita una menzione speciale perchè molte madame hanno sinceramente provato invidia per “quello che ha preso la signorina”.

Le parole che non ti ho detto (1999) ci ha fatto versare fiumi di lacrime. Per cosa piangevamo? Perchè eravamo alla soglia dei 40? Per le nostre storie d’amore finite? Perchè avevamo il presentimento che dopo il naufragio Kevin Costner sarebbe riemerso a dorso di un tonno così tenero da tagliare con un grissino?

Girata la boa dei cinquanta abbiamo avuto una prima avvisaglia di  turbamenti ormonali pre-menopausa con Accorsi,  Pasotti e Favino tutti insieme in L’ultimo bacio (2001). La  nostra scena preferita era però senza alcun dubbio l’ultima, quando quella gattamorta di Giovanna Mezzogiorno va a fare jogging e sorride al ragazzo che incrocia: tutto un programma di rivincita…

Dopo l’elaborazioone del lutto – negli anni scapigliati e un po’ isterici  del post matrimonio – insieme alle famiglie  abbiamo allargato  i nostri orizzonti con il supporto dei film di Ferzan Ozpetek (tutti) . Ma perchè eventuali amici gay non assomigliavano mai – ma proprio mai – a Scamarcio, Preziosi o Argentero?

A proposito di isteria: il posto d’onore lo merita la Laura Morante con capelli fermati dalla pinza di Ricordati di me (2003), che recitava tutto il film urlando. Ma chi poteva darle torto, con una figlia che vuole fare la velina, un marito coglione e narciso e un figlio come Muccino piccolo? Uscite dal cinema pensavamo che a noi, tutto sommato, era andata molto meglio. Gli uomini invece pensavano che era andata meglio a Bentivoglio perchè lui almeno si era trombato la Bellucci.

E dopo tutti questi anni  passati a identificarci in ogni tipo di storia  a seconda del momento, abbiamo finalmente deciso di rilassarci, di andare al cinema per goderci commedie soft come Tutto può succedere (2003)  dove la scenografia è presa pari pari da un catalogo di Ralph Lauren e dove il dialogo che più ci tocca da vicino è: “Usi qualche precauzione?”   “Menopausa”  ” Accidenti che fortuna!”  oppure per fare un mega-revival degli Abba con Mamma Mia (2008), che ci fa canticchiare Waterloo e Fernando per una intera settimana.

Ma è Via col vento il film che ci resterà per sempre nel cuore, quello in cui è racchiusa la summa della nostra esistenza. Per  i primi 50 anni  ogni momento difficile ci ha fatto dire, convinte e tetragone:  “domani è un altro giorno”.

Poi siamo passate a  “francamente me ne infischio”.

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6 Comments

  1. says: Puny

    Mai più penserò che MADAmando latita! Mi hai fornito un romanzo da leggere! Grazie! Fantastico.. Sempre con la giusta ironia.. È il gran finale ! Considerando che “via col vento” rimane per me il primo in assoluto!!!! Grazie!

  2. says: susanna

    Grande, grande francilor!
    Ho riso come una scema, da sola, nella mia casetta milanese, senza nessun uomo coglione intorno che chiede “che c’è? perché ridi?”, o che mi fa lo shampoo come R.R., o che ha il pantalone a zampa come M.M., o che riemerge a dorso di tonno (Rio mare esclusivamente) con il grissino in mano…… ecco, alla visone di Kevin riemergere dai flutti, beh, non ce l’ho fatta…a quel punto sussultavo convulsamente davanti al mio Mac!
    Grazie per l’esclusione dalle sfigate, ci hai salvate tra una tournée, economia o fisica, comunque ci hai estratte dal mondo delle sfigate!
    E poi la chiusura è fantastica perché, sì, siamo passate effettivamente a “veramente me ne infischio” oppure come la sottoscritta a “que sera sera”, se non erro Dois Day ….”L’uomo che sapeva troppo” ….sai, io amo la suspense!
    Baci riconoscenti per questa sane risate liberatorie!

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