C’è un tempo per il gazpacho e un tempo per la polenta. C’è un tempo per le infradito e un tempo per gli stivali. C’è un tempo per l’ozio e un tempo per l’ansia.
E poi c’è il tempo del Minestrone.
Il minestrone è l’unica traccia rimasta delle mezze stagioni scomparse. Un piatto talmente trasversale che è buono caldo, tiepido o freddo. Il minestrone riscaldato è ancora più buono, provarci con la minestra è operazione fallimentare per definizione.
Il miglior minestrone – freddo ma non troppo – l’ho mangiato il 12 Agosto, con una temperatura intorno ai 30 gradi. Ero in Liguria e lì sanno come si fa, ma è stato sublime, con quel tanto di basilico fresco che serve. Due piatti mi sono sembrati il minimo per dimostrare il mio gradimento, con tre avrei dato l’impressione di voler strafare con i complimenti.
Dopo aver mentito a noi stesse per tutta l’estate dicendoci che “con il caldo si mangia di meno” il minestrone è la scialuppa di salvataggio. Il rimedio universale e naturale quando i tentativi farmaceutici e cosmetici hanno esaurito le loro potenzialità.
Un giro al mercato e si comincia da subito con la dieta del minestrone che, oltre a essere efficace, ha dalla sua il vantaggio di essere monopiatto per una settimana e può quindi essere preparato una tantum. E chi ha avuto a che fare con altri tipi di diete sa quanto faccia venire il nervo dover cucinare un menu diverso per ogni giorno perdendo tempo per pesare gli ingredienti. Soprattutto se in casa c’è chi, in barba alle diete, pretende anche il menu carboidrati+proteine+grassi+zuccheri…
Nel minestrone si butta tutto in pentola, secondo le scuole di pensiero. C’è chi i fagioli li vuole freschi, chi usa quelli in scatola e chi non ce li vuole proprio. Chi aggiunge brodo di carne e chi lo aborre. Chi ci mette la pasta e chi il riso (ma non è più dieta!). Chi lo arricchisce con il pesto e i puristi che non lo ammettono. Chi taglia a pezzettini tutti uguali le verdure e chi volentieri lo lascia fare al verduriere e compra i sacchetti già pronti. Di minestrone surgelato non se ne parla: l’orgoglio ce lo fa relegare ai momenti di vera emergenza.
Il segreto sta tutto nel cavolo, dall’effetto lassativo, ma è la combinazione di pochi grassi, molta fibra e tanta acqua che dà il risultato: sette giorni e ci si sgonfia. E per chi non ha costanza c’è pure la versione “due giorni”, cosa volete di più?
Il minestrone è social. Provate a farlo senza chiudere le porte e spalancare le finestre e tutto il condominio lo saprà, a cominciare dalla portinaia. «Signora, ha fatto il minestrone?»
Il minestrone è il perfetto complemento al divano e al bicchiere di vino (assolutamente non previsto dalla dieta) per i momenti down. Abbinato al filmone è cosa da donne. Nessun uomo capirebbe: loro sono abituati a partita, patatine e birra.
Fellini lo correggeva con il whisky. Per Gaber era di sinistra (e la minestrina di destra). Gadda parla di “fagioli stoici, di verze accademiche e di carote peripatetiche” che bollono e ribollono nel calderone.
Sul tema non risultano aforismi del solito Oscar Wilde il quale, si sa, preferiva piaceri “immorali, illegali o che fanno ingrassare” e il minestrone non rientra in nessuna di queste categorie.