In my shoes

In alcuni momenti della vita una donna ha solo due alternative: o mangia un cannolo o compra un paio di scarpe.

Il  cannolo può essere alla crema o con lo zabaione – la mia versione preferita – e avere spiacevoli effetti collaterali sulla linea, in caso di abuso.

Le scarpe invece non hanno calorie e un’infinità di alternative.

Compriamo scarpe per festeggiare la laurea, dimenticare un fidanzato, evitare lo psicanalista, celebrare l’arrivo della primavera o dell’ inverno, scaricare i nervi dopo una giornata di mmmmmerda, premiarci per una buona idea sul lavoro, accompagnare un’amica che deve comprare un paio di scarpe, approfittare dei saldi, celebrare il proprio compleanno.

Non sappiamo resistere a scarpe  di camoscio, di coccodrillo, di velluto, di vernice, di pitone, con la zeppa, con il plateau, con il tacco a rocchetto, a stiletto, a spillo, quadrato, senza punta, senza tacco, con la suola di corda, con la suola rossa.

E poi ancora stivali e stivaletti australiani, texani, con i pirulini sulla suola, con il pelo, con la zip, con l’elastico, con le frange, con le borchie, con i lacci, sopra il ginocchio, sotto il ginocchio, sotto la caviglia, sopra la caviglia, bicolori da cavallerizza, anfibi da militare, zoccoli da infermiera, decolletée da sera.

Vertiginose scarpe iperfemminili dal tacco esagerato, scarpe vintage con tacco medio e grosso, piatte da “sto in piedi tutto il giorno”, basse stringate da uomo.

E Mary Jane, sneakers, sling back, ankle straps, pump, ballerine da ripiegare e tenere in borsa come scarpe di scorta (la bi-scarpa), pantofole friulane, infradito tedesche.

Scarpe con la punta tonda, con la punta quadra, con la punta a punta, scarpe portate tantissimo e scarpe mai messe perché fanno male o non sappiamo quando mettere, ma che non abbiamo il coraggio di eliminare per sempre.

Scarpe ordinate nelle loro scatole o incasinate nell’armadio, scarpe lasciate in giro, in cui inciampiamo sempre.

Un paio di scarpe fa sparire le occhiaie, ci mette in uno stato d’animo migliore, aiuta la concentrazione, dimostra la nostra concezione del mondo, fa aumentare l’autostima, fa miracoli…

Ognuna, all’ infinito, potrebbe riconoscere tutte le scarpe che ha comprato e i motivi per cui lo ha fatto, e aggiungerne altrettanti.

Da Robin Wright che in House of Cards “incrocia i tacchi” come gesto di buon auspicio per  Frank Underwood, alle Manolo Blahnik vere protagoniste di Sex and the City,  fino a tutte le portatrici sane di taccododici, non c’è donna che non abbia i propri miti, riti e debolezze che riguardano  le scarpe.

Delirio inspiegabile per chi non riesce a cogliere la differenza fra due tipi di tacco,  delizia per sceneggiatori e scrittori,   desiderio e feticcio per alcuni uomini,  incubo per tanti accompagnatori nel giro di vetrine del sabato pomeriggio, le scarpe saranno sempre e per sempre la nostra ancora di salvezza, irrinunciabile filtro tra noi e il mondo.

Disegno di Anna Giuliano

 

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8 Comments

  1. says: leti

    un’ode alle scarpe, mi fa pensare ad un elogio ai piedi, dopotutto se non ci fossero loro tutto questo non sarebbe possibile

    Elogio ai piedi
    (di Erri De Luca eh, mica mio)

    Perché reggono l’intero peso.
    Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
    Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
    Perché portano via.
    Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
    Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
    Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
    Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
    Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
    Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
    Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
    Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
    Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
    Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
    Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
    Perché sono stati crocefissi.
    Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
    Perché, come le capre, amano il sale.
    Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.
    (Elogio ai piedi, Erri De Luca)

  2. says: Marco Garbero

    Vorrei sapere se avete mai pensato a che effetto fa un paio di scarpe femminili su un uomo…
    Vorrei sapere la differenza di conoscere,incontrare una donna con il tacco 12 e poi rivederla l’indomani incontrarla Da Conad ..non so.devo pensarci

  3. says: Dicci

    “Alle donne che desiderano rinnovare la propria immagine consiglio sempre di cominciare dagli accessori.Le scarpe sono una fissazione per molte,possono cambiare la via…Cenerentola ne è la prova”. Non è farina del mio sacco ma di quello di Stella Molino,personal shopper mi è sembrata perfetta per l’occasione

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