Del fatto che la pandemia che abbiamo attraversato abbia mutato irreversibilmente tanti aspetti della nostra vita ma soprattutto il modo di abitare è perfettamente convinta Alessandra Siviero, architetto dalla sensibilità biofilica, con lo sguardo rivolto all’architettura del futuro che è già cominciato.
Il periodo infinito della reclusione sanitaria ci ha visti costretti in case che fino a quel momento ci erano sembrate se non perfette almeno adeguate alle nostre necessità e che all’improvviso sono diventate troppo strette e inadatte a tutto. Non è certo un caso se i siti internet e le pagine Instagram di architettura hanno avuto un vero e proprio boom di visualizzazioni, secondo forse solo ai tutorial per fare il pane e le torte nel forno di casa.
Abbiamo iniziato a cercare spazi aperti, un balconcino o una finestra non ci bastavano più, le nuove modalità di lavoro hanno consentito di allontanarci dalle scrivanie del centro per ritrovare la campagna, il mare e la montagna come luoghi di vita quotidiana e non più soltanto di vacanza. L’architettura biofilica, mi spiega Alessandra, soddisfa proprio il desiderio di recuperare la connessione con la natura attraverso la creazione degli spazi, la scelta dei materiali e la sostenibilità dei progetti. In questa nuova prospettiva, racconta che l’interazione con l’architetto si è trasformata, passando da una dimensione meramente pratica a un rapporto più intimo che lo ha fatto diventare se non un vero e proprio psicologo, comunque un consulente coinvolgente e capace di trasferire una dimensione ideale dell’abitare in una realtà che faccia stare bene.
E dato che le donne sanno essere visionarie ma soprattutto pratiche Alessandra ci tiene a precisare che non è necessario stravolgere una casa: a volte bastano piccoli accorgimenti, il cambio di un colore delle pareti, qualche nuovo elemento di arredo realizzato in materiali naturali, un copridivano in lino, la valorizzazione di una finestra che prima passava inosservata. E mi racconta di casa sua, dove arredi e oggetti variano di continuo – anche soltanto di posto – rendendo ogni ambiente personale e non scontato.
Oggi più che mai ogni scelta dell’architetto deve essere fatta con lungimiranza e attenzione alle nuove generazioni perciò occorre trovare un nuovo equilibrio tra uomini e natura attivando, oltre tutte le ovvie connessioni tra funzionalità e bellezza, anche aspetti attualissimi come la sostenibilità e la tecnologia, come impongono i nuovi obiettivi a cui tutti dovremmo tendere entro un tempo breve e il dibattito sull’uso dell’Intelligenza Artificiale, inteso come strumento di supporto e non sostituto della creatività.
Proprio nelle connessioni – parola che ritorna spesso nei suoi ragionamenti – Alessandra crede profondamente tanto da valorizzarle al massimo quando come presidente della Fondazione per l’Architettura ha organizzato i Martedì dell’Architettura, incontri in cui diverse tipologie e generazioni di professionisti si sono confrontati in luoghi torinesi dove l’innovazione è di casa, come il Talent Garden della Fondazione Agnelli e il Basic Village.
Per chi volesse approfondire Alessandra mi segnala alcuni progetti veramente interessanti (da vedere qui ) e proprio a due passi da Torino, nelle Langhe e in Monferrato ci sono installazioni e strutture perfettamente integrate nel paesaggio antico delle nostre vigne, esempio di quell’equilibrio tra uomo e ambiente che dobbiamo ricercare (insieme all’architetto) per migliorare la nostra qualità di vita.
Nel frattempo, come suggerisce, nel nostro piccolo possiamo cercare l’armonia e il benessere partendo dai mobili di casa nostra. Lo abbiamo già fatto, ricordate? Alzi la mano chi dopo il lockdown non ha cambiato qualche elemento di arredo, quando addirittura non si è messo alla ricerca di una nuova casa. Purché con tanto verde intorno, o almeno con terrazzino.