Avete presente la canottiera? No, non la maglietta della salute in cotone e con le mezze maniche: quella è la T-shirt. Sto parlando della canotta, quel capo intimo antiestetico che d’estate o in casa alcuni uomini si ostinavano a portare – non soltanto sotto la camicia ma invece della camicia – prima che le riviste specializzate la inserissero tra i maggiori orrori di stile degli ultimi due secoli. Salvo poi recuperarla in versione chic nelle collezioni primavera estate.
Orrenda fin che si vuole soprattutto nella versione classica in cotone a costine con spallina stretta, ma ormai entrata a far parte di una certa estetica machista, quella secondo la quale “l’omo ha da puzzà e porta pure la canotta” a dispetto di tutti i metrosexual in circolazione. Insomma: un evergreen su cui si sono recentemente espresse pure le attiviste del #MeToo (il perché lo trovate qui).
La canottiera è iconica (Freddie Mercury), politica (Umberto Bossi), sfigata(Fantozzi), storica (Mussolini), esibizionista (Fabrizio Corona, disco(Tony Manero).
Ma soprattutto cinematografica. Nel cinema le canottiere abbondano, dal Neorealismo a Tornatore, da Visconti a Hollywood per la saga del Padrino e non solo. Ma ci sono canotte e canotte: come sempre l’abito non fa il monaco e la canottiera non fa il sex symbol.
E’ solo quando un attore in canottiera riesce a far dimenticare che ne indossa una che possiamo dire con sicurezza che la figaggine esiste.
Finora era riuscito soltanto a due miti che, incidentalmente, sono pure stati grandi attori, ma questo è un dettaglio ininfluente.
Nel 1951 Marlon Brando, specialista a fare diventare iconici i capi indossati nei film (il giubbotto di Fronte del porto e il cappotto di cammello di Ultimo tango a Parigi, tanto per dirne un paio) è il rozzo Stanley Kowalsky in canottiera di Un tram che si chiama Desiderio. Da calendario.
Nel 1958 in La lunga estate calda Paul Newman indossa una canottiera giustificata dalla temperatura e dall’umidità del Mississippi. Per rinfrescarvi i ricordi: nel film c’è anche una scena in cui è senza del tutto che dovrebbe essere inserita tra i patrimoni dell’umanità.
Da allora più nessuna canotta ha meritato attenzione fino a questo freddo inverno del 2019 in cui è comparsa quella di Viggo Mortensen in Green Book. A parte il fatto che il film è divertente, ben fatto e ben recitato, il nostro, per rientrare nello stereotipo dell’ italo-americano, è in canottiera. Ovviamente il fisico non è quello a cui ci aveva abituate in La promessa dell’assassino o Educazione siberiana o Captain Fantastic, ma rimane un sex symbol. E soltanto per questo molte di noi gli darebbero l’Oscar.
Vedere (il film) per credere.