Sono passati non molti anni da quando essere definita una sciura o sciuretta era ai limiti dell’offesa. Sarà che avevamo un’altra età, ma oggi che anche le trentenni spopolano sull’Instagram facendo le sciure dobbiamo ringraziare il buon dio che ci ha fatte tornare di moda regalandoci una popolarità inaspettata quando magari pensavamo di essere già fuori dai giochi.
Il fenomeno sciuresco ha assunto ormai una dimensione imbarazzante e noi signore che non facciamo altro che essere noi stesse, con tutto il nostro corredo di eleganza, educazione, saper stare al mondo siamo diventate prede ambitissima per ogni organizzatore di eventi che voglia darsi un po’ di glamour. Forse sarà perché avere tutte queste qualità e tutte insieme è merce rara e segno innegabile di quel quiet luxury salito alla ribalta forse per gli sprovveduti ma per noi scolpito nel DNA. Ma tant’è e visto che siamo così apprezzate e coccolate perché lasciarsi scappare un’ottima occasione per uscire di casa per qualcosa che non sia la solita partita a carte a cui al massimo potevano aspirare le nostre madri alla nostra età?
Tutto è iniziato con il pioniere @sciuraglam, anche se la percezione di un vero cambiamento l’abbiamo avuta lo scorso inverno quando sono stati sdoganate finalmente le pellicce di visone di cui, pur non avendone acquistata neanche mezza ne avevamo gli armadi pieni grazie alle nostre mamme: tracce di un boom economico in cui la pelliccetta faceva status e in casa si tenevano musi lunghi così se il marito non ne regalava almeno una alla moglie (e raddoppiava con l’amante).
Con il Salone del Mobile o Milano Design week come la si voglia chiamare, le sciure di tutte le latitudini si sono concentrate a Milano. Poco importa se il meteo non è dei più clementi, ci mettiamo il trench e una pashmina (capi che fanno parte da sempre del nostro guardaroba, ça va sans dire) e via attraverso le millemila opportunità di fare cose e vedere gente.
Così le sciure popolano location, ammirano installazioni, fotografano ma soprattutto vengono fotografate mentre fanno aperitivo in un androne, in coda da Bottega o mentre si registrano al club letterario di Miu Miu. E oltre alle sciure del pubblico non dobbiamo dimenticare le coetanee addette ai lavori perché – signore mie – siamo la generazione che ha in tasca una laurea e molto spesso proprio in architettura. Perciò per una Clara Bona (@clara_bona) idolo indiscusso che ci guida tra cucine e tappeti, non manca una Nicoletta Gatti (@nicolettagattidesign) che presenta Second Life, un progetto di recupero e rinascita con 10 totem d’autore in piazza San Fedele.
Che non si pensi alla sciura come a una che non ha mai fatto niente nella vita, siamo solo nella fase in cui non dobbiamo più chiedere un permesso in ufficio per andare ad ammirare ceramiche alle 17 o passare all’installazione di Hermès verso le 11,30 quando c’è meno folla. Il vero (quiet) luxury delle sciure è il tempo conquistato. Abbiamo già dato quando i permessi dal lavoro servivano per i figli malati, quegli stessi pargoli che oggi lasciano la call per farsi un giro di campari spritz alle Cinque Vie.
Noi torinesi non abbiamo le stesse opportunità (il Salone dell’Auto, quando c’era, non era molto glam) perciò da brave provinciali facciamo una scappata in giornata con il Frecciarossa del mattino, attrezzate con scarpe comode e lista degli eventi. Cerchiamo di mimetizzarci con le colleghe milanesi sperando di venire instagrammate e facciamo un po’ di pierre.
Un consiglio alle amiche torinesi per l’outfit: tirate fuori le casacche indiane in cotone imbottito che negli anni 70 importava Olga Getto dall’India per rifornire tutte le ragazze della Torino bene che stazionavano da Platti: sono tornate di strepitosa attualità fra sciure, old sciure e young sciure come insegna Carolina de’ Castiglioni alias @carothesituation.
E se mi posso permettere darei un consiglio a chi attribuisce gli Ambrogini: alla prossima edizione datene uno a una sciura qualunque. Ma non perché è una filantropa, una scienziata, una collezionista, una manager, una socialite. Semplicemente perché esiste in quanto sciura e Milano deve esserle grata.