Si è scatenata la polemica sull’ Inno di Mameli cantato dal coro dei Piccoli cantori di Milano durante la cerimonia ufficiale di inaugurazione di Expo: “Siam pronti alla morte” è stato sostituito con “Siam pronti alla vita”.
Qualche riflessione bisogna pur farla, in nome almeno del buon senso, se proprio non si vuole tirare in ballo l’amor di Patria.
1. L’inno è degli ITALIANI punto. Di qualunque età, censo, colore, città. Questa semplice constatazione aiuterebbe a sviluppare il senso di appartenenza alla Nazione. Come dice Mameli nella seconda strofa “noi siamo da secoli calpesti e derisi, perchè non siam popolo, perchè siam divisi“.Ma tanto la seconda strofa la conoscono in pochi.
2. L’Inno devono poterlo cantare tutti. Vanno bene gli arrangiamenti della prima parte, ma dopo il porompompò ognuno si deve alzare in piedi e cantare, con la mano sul cuore, gli occhi alla bandiera e con le parole che tutti conoscono. E che possono essere lette anche sul sito del Quirinale.
3. Credete che esista un versione della Marsigliese dove non si parli dei feroci soldati, delle bandiere insanguinate e dei figli sgozzati, ad uso dei petits-enfants Francesi che potrebbero impressionarsi? Non esiste che si pensi a una versione “per bambini”. Poi ci stupiamo se crescono con una psiche di carta velina e alla prima difficoltà vera della vita hanno reazioni scomposte.
4. Quanti morti vedono i nostri ragazzi in un servizio del telegiornale, in un videogame, in un serial TV? La parola “morte” può ancora turbarli più di quanto non facciano le immagini a cui li stiamo abituando? Per dare loro ottimismo ci si dovrebbe preoccupare di togliere quelle morti dai loro giorni.
5. Il testo di un inno nazionale è retorica pura. In ogni parte del mondo, in ogni Patria. Se vogliamo la vera poesia allora cantiamo l’Inno alla Gioia, ché le parole le ha scritte Schiller. Questo almeno svilupperebbe il senso di appartenenza all’Europa, ma pure quello latita.
6. Il testo è stato scritto da un Italiano che è morto a ventidue anni per difendere gli ideali patriottici. Spieghiamo ai bambini che cosa hanno fatto i nostri antenati, raccontiamo loro la storia del nostro Paese. Capirebbero meglio il concetto di ”siam pronti alla morte”. Fare questo porta via del tempo, ci vuole pazienza, dobbiamo rinfrescarci la memoria, leggere, raccontare. Che sbattone! Cambiare una parola invece …in cinque minuti è fatto.
7. Se non si è pronti a morire per degli ideali, volete dire che veramente bisogna mettere in gioco la pelle soltanto per 1.200 euro al mese?
8. Alcuni calciatori hanno imparato le parole da poco. Non si può correre il rischio che vadano in confusione.
9. L’Italia è nata a Torino, la musica dell’inno è stata composta qui dal maestro Novaro – come ricorda la targa sulla soglia in via Barbaroux al numero 6 – e sembra che dalle nostre parti ci si tenga ancora abbastanza, a queste cose. Che ci volete fare, siamo un po’ provinciali.
10. Guardate qui https://www.youtube.com/watch?v=mwdZYcBUZx8
parole sante
A questo punto fanno bene gli spagnoli che, per non scontentare nessunno, hanno un inno senza testo
Ma come fai a stupirti ancora? Ovunque ti giri io vedo solo volgarità e decadentismo puro…..i valori? E chi li trasmette più?
mi fa piacere che ci sia qualcuno che condivida, comunque.