Datemi un imprevisto!

Voglio un imprevisto, uno qualsiasi.

Uno di quelli che qualche mese fa maledivo con tutto il cuore perché mandavano a farsi benedire il  quasi perfetto meccanismo delle mie giornate, organizzate in modo che ci fosse spazio per tutto: lavoro, commissioni, telefonate, incontri.

Uno di quei piccoli contrattempi che capitavano senza avvisare, a ricordarmi che in ogni pianificazione poteva esserci un punto debole. Un sassolino nell’ingranaggio, una perturbazione – non certo un uragano, non di sicuro qualcosa di grave –  che si abbatteva a casaccio e creava il caos dove prima c’erano ordine e metodo.

Un ritardo a un appuntamento che si portava dietro a valanga tutti i ritardi a tutti gli appuntamenti a seguire.

Oppure quando iniziava a piovere e non avevo l’ombrello. O si rompeva un tacco. O prendevo una multa.

O quando in tintoria mi accorgevo di aver lasciato in un’altra borsa il foglietto per il ritiro.

O ancora quando scoprivo di aver dimenticato la tesserina dentro il Bancomat.

O quando sbagliavo itinerario e mi trovavo imbottigliata in un ingorgo all’ora sbagliata.

Insomma, voglio un ostacolo che interrompa questi giorni tutti uguali, scanditi dagli stessi pensieri, dagli stessi gesti, dagli stessi orari, dagli stessi discorsi in TV.

Qualche giorno fa ho perfino accolto con entusiasmo un avviso di ritiro raccomandata a un ufficio postale localizzato oltre la boa dei 200 metri. In tempi normali mi sarei seccata di dover fare una deviazione di percorso, questa volta mi sono preparata alla trasferta con lo stesso piacere di una gita in montagna in una giornata di sole.

Vario il menu, alterno gli esercizi di fitness, guardo le serie sia su SKY che su Netflix,  non passo l’aspirapolvere lo stesso giorno della settimana e quando scendo per andare a fare la spesa faccio il giro dell’isolato a volte in senso orario e altre in senso antiorario. Ma non basta: son solo palliativi che non mi danno il brivido, adrenalina zero. Subito dopo torna tutto uguale, con lo stesso copione e la stessa scenografia..

Datemi un intoppo anche piccolino, giuro che non mi lamenterò. Non accuserò il destino avverso – che per inciso in questo periodo ha sfoderato tutta la sua capacità di scatenare l’imprevedibile ed è meglio non tirarlo troppo in ballo – non dirò parolacce poco consone a una signora, non farò gesti isterici.

Non chiedo tanto, solo un minuscolo inciampo che mandi a quel paese la mia perfetta, silenziosa, alienante routine.

(11.continua)

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