Donne di Novembre. Le protagoniste della seconda ondata (con un suggerimento finale)

Tra il primo e il secondo lockdown si è notata una certa differenza tra i protagonisti.

A Marzo era più una roba di politici, virologi, cantanti e attori di genere misto che ci esortavano a #restareacasa per poter tornare ad abbracciarci in un domani talmente vicino che forse arriverà il 7 gennaio, se non dopo.

In estate è stata l’ora dei VIP (non è estate senza VIP) tipo Berlusconi e Briatore che confermavano al mondo che “il virus è una brutta bestia”, come se il  mondo non se ne fosse ancora accorto.

Le protagoniste da ricordare in questo girone pandemico autunnale sono invece le donne: le Donne di Novembre. 

Novembre 2020 è stato il mese di Kamala, nuova eroina di milioni di donne che si sono entusiasmate e commosse guardando il video di questa vincitrice saltellante in leggings che regalava la speranza di maggiore equità di genere a cominciare da subito.

É stato anche il mese della Regina degli Scacchi, divina nelle gonne a ruota degli anni ‘50, nei tubini degli anni ‘60 e con l’eyeliner sbavato dalle notti brave così tanto anni ‘70. Ragazza fragile, problematica, triste, ma concentrata e determinata e proprio per questo sempre vincitrice su scacchisti maschi, sciovinisti, un po’ sporchi e in maggior parte Russi.

Di Regina in Regina è stato il mese di Elisabetta, insieme a Margareth, Diana (e Camilla, perché no?) – icone di resistenza, tenacia e popolarità come forse poche altre donne nella Storia – che nella quarta stagione di The Crown ci hanno riportato negli ’80 della lady di ferro, della principessa del popolo e delle spalline imbottite.

E già che si parla di donne di potere, segnalo la protagonista della serie Netflix Borgen,  una donna tosta che viene eletta Primo Ministro di Danimarca: eticamente irreprensibile, con le gonne che “tirano” leggermente sui fianchi un po’ forti (cioè normali) e un marito fighissimo che si occupa di casa e bambini ( e questo è un po’meno normale, almeno dalle nostre parti) mentre lei gestisce pragmaticamente crisi di governo e giornaliste altrettanto toste.

Ma Donne di Novembre sono state anche la maestra di Torino e Ellen/Eliot Page, che hanno portato alla ribalta temi importanti, urgenti e delicati come il revenge porn e  la transizione sessuale,  su cui riflettere e farsi un’opinione possibilmente libera da pregiudizi.  Come Donne di Novembre loro malgrado sono state le vittime dei femminicidi che non si sono fermati, ma anzi hanno segnato proprio la giornata dedicata alla condanna di questa terribile realtà. Fortunatamente, Donna di Novembre è anche l’avvocata che per coerenza con il proprio percorso in difesa delle vittime non ha ritenuto opportuno assumere la difesa del femminicida.

E all’estremo opposto, a metà tra il puro surrealismo e il triste imbarazzo,  come non ricordare le donne impegnate (?) nel tutorial sul modo migliore per sculettare spingendo il carrello del super. Al limite avremmo preferito una sincera lezione di pole dance, disciplina che ha il vantaggio di rinforzare gli addominali e far diminuire la pancetta, oppure un più utile tutorial su come scegliere il carrello che non tenda a deviare sistematicamente dal percorso perché ha le ruote scentrate. Ma questo passa il convento e speriamo non replichi.

Intanto nel nostro piccolo universo di donne comuni, a Novembre sono spuntati ovunque gruppi, webinar, dirette sui social e chat attraverso cui donne di varia età, professione, classe, parte politica e capacità di padroneggiare il mezzo tecnico si sono impegnate per offrire formazione, spunti. discussioni e condivisione di progetti: alcuni talmente interessanti  che ce ne siamo distaccate soltanto quando cominciavamo a sentire i morsi della fame o qualche altro componente della famiglia reclamava la postazione.

Donne pratiche, abituate a non sprecare il tempo e le occasioni, convinte che uscire da questa situazione non significhi semplicemente evadere dalle quattro mura domestiche che, diciamocelo francamente, ci siamo stufate di ripulire, disinfettare e riempire di profumo di torte appena sfornate.

Alle volte, quando arriva l’ennesima notifica di uno dei tanti gruppi certo viene da pensare “ma anche meno, ragazze” perché non si risolva tutto in una chiacchiera fine a se stessa, tropo facilmente esposta alle rimostranze di chi è sempre pronto a definirci una versione 2.0 di un femminismo superato.

Ma si può sperare che di tutto questo insegnare, imparare, discutere, proporre, raccontare, spiegare e capire resterà qualcosa e “uscire” non sarà soltanto finalizzato allo shopping per salvare l’economia, ma soprattutto un uscire allo scoperto, uscire in campo, uscire dagli schemi e soprattutto dalla facile retorica di un “usciremo migliori”, che riempie la bocca e non vuol dire niente.

Con tutto che – a proposito di “uscire”- a nessuno dei nostri illuminati gestori del traffico tra regioni colorate è venuto in mente che aprire i negozi senza aprire i bar con le relative toilette per le signore costituisce una grave limitazione alla quantità di ore di shopping che potrebbero impiegare per salvarci il PIL.

A questo scopo mi permetto perciò di ricordare al Presidente Conte per il prossimo DPCM le parole di quell’altro Conte: “le donne a volte sì sono scontrose, o forse han voglia di far la pipì”.

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