Se non puoi uscire dal lockdown, allora organizzalo

A me sembra di stare in una versione extra large del gioco che facevamo da bambine, ricordate? “strega tocca color….” e tutte a correre nel cortile della scuola alla ricerca del colore giusto da toccare.

In Piemonte il colore del giorno è tornato a essere l’arancione, in palette con i toni del bruciato e del cammello di tendenza in questa stagione.

Risultato: tutti fuori a fare le vasche per le vie del centro alla ricerca di una normalità sulla cui durata nessuno è disposto a scommettere (seriamente o per scaramanzia) nemmeno un euro.

Le code sono la regola: da Pandora stazionano i ragazzi per portarsi avanti con il regalo alla fidanzata – forse un charm a forma di coronavirus – mentre davanti ai bar per un caffè che in teoria dovrebbe essere consumato qualche metro più in là si formano assembramenti illegali con il risultato che i poveri baristi sono a rischio multa senza nemmeno poter applicare il supplemento per il servizio al tavolo.

Il Black Friday pressoché infinito attira chi è alla ricerca di qualsiasi cosa purché scontata: dalle sneakers alle pentole, dalle lenzuola alle decorazioni natalizie, dagli anfibi ai profumi e alla psicosi da saldo dei tempi ordinari, si aggiunge anche un sentimento da sopravvissuti che mette un po’ tristezza e un po’ ansia.

E dire che a questo secondo lockdown ci eravamo adattate abbastanza bene, molto più strutturate. La prima volta avevamo dalla nostra l’incoscienza e la novità, il tempo clemente della primavera e la fiducia che si sarebbe risolto tutto presto e bene perciò avevamo sprecato un sacco di tempo sui balconi, a cucinare la qualunque, a disperarci per la ricrescita e a seguire lezioni di pilates alla come viene viene.

Questa volta, allo scoccare del primo DPCM di inizio Novembre eravamo già andate dal parrucchiere, fatto provvista di lievito e teglie della giusta misura, preparato la lista delle dirette Instagram e FaceBook da seguire e messo tra i “preferiti” i siti di e-commerce dei negozi e ristoranti di fiducia.

Chi ad Aprile aveva dovuto recuperare il tappetino da yoga tutto spiegazzato finito sopra l’armadio perché inutilizzato da secoli, a Novembre si era già dotata di leggings, brassière e tappetino nuovi di pacca, pronta a seguire le lezioni dell’insegnante scovata su Instagram che nel frattempo si era organizzata meglio acquistando le luci giuste e adattando un angolo di casa per le riprese.

I negozianti costretti a tenere le serrande abbassate si sono organizzati mettendo in campo tutte le risorse e le energie disponibili attraverso la creazione di siti di e-commerce per non perdere il contatto con i vecchi clienti e, se possibile, conquistarne di nuovi : per questo meritano che si torni al più presto a varcare le soglie delle loro botteghe.

Tutto sommato, anche se queste ultime tre settimane sono state dominate da una maggiore sofferenza, pessimismo e fatica, la consapevolezza di aver saputo in un certo senso “organizzare” il disagio come meglio potevamo, potrebbe essere un buon punto di partenza per guardare con più speranza al futuro.

Verso la luce verde di questo semaforo che ci hanno piazzato alla fine del tunnel.

2.continua

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