Fenomenologia delle lentiggini

Simona Bertolotto è una signora di stile. Se non siete fra gli ottocentomila (non è un’iperbole) che seguono su Instagram il suo profilo @sissiottostyle, provvedete immediatamente. E se siete di quelle che la mattina si svegliano presto potete anche seguire il suo corso di pilates sul suo secondo profilo. Anche questo fatto di avere un secondo profilo (e da poco anche un terzo, ma è un’altra storia) le fa meritare tutta la mia ammirazione per la costanza e la professionalità che mette in un mestiere che a me sembra una “chose de pazz”.  

Qualche giorno fa ha postato una cosa sulle lentiggini che ha causato commenti poco carini (questo invece è un eufemismo) sulla futilità dell’argomento. Ma lei, che sa “stare nel suo” senza aver bisogno di trasformarsi da consigliera di stile a esperta di problemi universali (questa è ironia, se ricordate le Miss Italia di un tempo) ha tirato dritto pur avendo di certo, da donna intelligente qual è, opinioni personali di cui discute in altre sedi.

Ma torniamo alle lentiggini, argomento che contrariamente a altri io considero degno della massima attenzione, il perché lo potete capire dalla foto. Questi chiaroscuri della pelle sono da sempre in bilico tra l’esser odiate in quanto imperfezione e l’essere considerate vezzoso elemento del make up, come i nei di Maria Antonietta, da replicare ad arte.

Se ce le hai le detesti perché sono un ostacolo al raggiungimento della carnagione perfetta, se non le hai le vorresti e te le disegni o te le fai tatuare. Io sono lentigginosa da sempre, e pure parecchio, e pure ovunque, mica solo sul nasino. Ho braccia, mani, gambe, decolté e collo lentigginosi.

Conta anche molto la genetica: quando hai dei parenti con i capelli rossi è facile che ci siano anche le lentiggini. Non mi disegnano così, ci sono nata e mi piacciono. Dopo un po’ diventa anche divertente conviverci: se non lo sapete, le lentiggini si muovono e quelle che riempiono una mano all’ improvviso si diradano e magari su una guancia ce ne sono di più che sull’ altra.

Una cosa che impara presto chi ha le lentiggini è che la sua faccia non è mai uguale un giorno per l’altro, quindi meglio accettarlo come un modo carino per confrontarsi con il concetto di casualità (tu guarda dove si va a nascondere la riflessione filosofica…). Per un sacco di tempo ho avuto una lunga linea di lentiggini molto ravvicinate che scendeva quasi dritta sulla guancia sinistra: beh, ogni minuto mi sentivo dire “ti si è sbavato il rimmel”, e io a spiegare… Signore e ragazze che vi disegnate le lentiggini ricordatevi di replicare l’asimmetria, please.

Ne ho talmente tante che durante i viaggi studio all’ estero sono stata scambiata per irlandese (a seconda del contesto questo non sempre era un complimento) prima che la cadenza del mio inglese svelasse implacabilmente le origini mediterranee. E a proposito di vacanze, meglio sfatare il mito che lentiggini proteggano in qualche maniera dalle scottature: non lo fanno e sotto c’è pur sempre la carnagione di una rossa.

Ma a parte questi dettagli di folklore, c’è sempre il problema del trucco. Voi che le lentiggini ve le disegnate “sopra” la base colorata e uniformante, provate ad averle “sotto” poi mi fate sapere. La faccio breve: ogni fondotinta chiaro le trasforma in macchie indistinte, ogni tonalità scura, in nuance con le lentiggini, vi abbronza in modo imbarazzante (tipo facce da solarium anni ’80). Non è questione di prodotto, di marca o di prezzo: esistono fondotinta politicamente corretti sia per le carnagioni chiare che per quelle scure, ma non per le chiaroscure: perfino le grandi marche gettano la spugna davanti alle lentiggini.

Il beauty case della lentigginosa include quindi correttore, crema leggermente colorata o solo illuminante e terra da usare con parsimonia, ma mai fondotinta coprenti. Tutte le volte che mi sono fatta truccare per qualche occasione sono uscita dalle mani della truccatrice che ero un’altra me. Ben truccata certo, ma non ero più io e dopo i primi esperimenti (fatti soprattutto per ottimizzare il costo della seduta) ora mi faccio truccare solo gli occhi.

Da sfatare anche la leggenda metropolitana secondo la quale se hai le lentiggini sembri sempre abbronzata. No, signore mie: da novembre a Pasqua si è grigie come tutte, con solo qualche sfumatura di marron in più. Ovvio che se andate alle Maldive in febbraio oltre allo spirito si ravviva anche la lentiggine, ma questo vale a prescindere , anche per le normo-dermiche.

Unica consolazione: le lentiggini creano luci e ombre tra cui i brufoli prima e poi da una certa età le rughe poi si mimetizzano perché la lentiggine segue gli avvallamenti, le discese ardite e le risalite in modo da creare un utilissimo vedo-non vedo.

Insomma, la lentiggine vera è per spiriti forti, capaci di fronteggiare con personalità una cosa che se oggi è ambita e copiata, domani potrebbe ricadere nell’elenco dei difetti fisici. Roba che i capelli crespi al confronto sono una bazzecola, soprattutto dopo l’invenzione del Dyson.

Le lentiggini diffuse non le puoi eliminare, devi imparare a conviverci, fin da piccola. Le prendi come come e dove sono: sono loro a comandare. Ma tutte quelle macchie messe lì come il caso vuole, non sono replicabili artificialmente, almeno non tutte, non così, non da sempre e per sempre. Sono un’imperfezione? Forse, ma di sicuro sono un segno che ci distingue fra la moltitudine. E chi ha le lentiggini questo lo sa.

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