Gentile signora Maria Dolores dos Santos Aveiro,
da qualche giorno non si parla d’altro che del vostro prossimo arrivo in città. Oltre che di tutte le questioni calcistiche, abbiamo avuto ogni possibile informazione sulla impressionante collezione di auto, sui bimbi nati da madri surrogate e sulla fidanzata attuale, una Meghan Markle spagnola in versione mignon.
Ma sappiamo ancora molto poco di lei, signora mamma del fenomeno planetario CR7.
Su wikipedia ho letto che è del 1954 ed è un Capricorno (e chissà come mai questo dettaglio non mi ha stupito per niente) quindi le diamo ufficialmente il benvenuto -purtroppo non è ancora disponibile una versione in portuguesh di questo blog – tra le Madame torinesi. Ma non creda che basti un trasloco per diventarlo.
Già l’indirizzo che sceglierete si porterà dietro delle precise conseguenze. Personalmente, tra la villona in collina, la casa immersa nel compound golfistico e l’attico in centro propenderei per quest’ultimo: la collina è bella, c’è spazio per un garage adeguato ed è una mano santa per i bambini ma se una non ci è abituata dopo un po’ si annoia. E già questa non è una città dove ci si ammazzi di divertimento, glielo dico da subito, anche se verrò accusata di remare contro. Poi al massimo i bambini li manda ai giardinetti, a tirar due calci al pallone con i coetanei che un domani potranno vantarsene.
In città potrà uscire ogni tanto a guardarsi due vetrine perfino in caso di pioggia sfruttando quella simpatica invenzione che sono i portici: anche con il monsone si può fare shopping senza rovinare la messa in piega. Non me la vedo andare al centro commerciale come fanno i comuni mortali. E poi può sempre passare dallo Juventus store a controllare come vanno le vendite delle magliette con il numero 7. È sempre meglio tenere sotto controllo gli introiti, come imparerà dai Torinesi, molto “attenti” quando si tratta di soldi spiccioli, più magnanimi quando si comincia a ragionar di milioni da spendere in calciatori.
Naturalmente troverà tutte le boutique dei brand canonici dove non vedono l’ora di averla come cliente. Dalle foto che ho visto mi sembra che le piaccia Gucci. Mi tolga una curiosità: snobba Prada perché ci lavorava Georgina? Perdoni l’indiscrezione, ma lo sappiamo benissimo che ogni tanto bisogna mandare alle nuore dei messaggi precisi, altrimenti si allargano e pensano di contare qualcosa. Guardi la regina Elisabetta.
Per tornare allo stile e pur restando nel lusso, se vuole integrarsi nell’ambiente le consiglierei di scegliere Hermès, Ferragamo e Aspesi: non sembrerebbe il suo genere ma noi torinesi siamo sensibili al fascino dell’understatement più che al glamour.
A questo proposito, non abbia paura di essere importunata per la strada: salutiamo raramente anche chi conosciamo da oltre vent’anni si figuri se facciamo un’eccezione per una signora portoghese che su Instagram ha un milione e mezzo di followers.
Da queste parti più che la difesa della porta (mestiere svolto egregiamente fino all’altroieri da Gigi Buffon) conta la difesa della privacy. E una cosa che ci insegnano alle elementari e vedrà che dopo i primi mesi di ubriacatura, e fatta eccezione per irriducibili tifosi che stazioneranno si presume in pianta stabile sotto il suo portone, nemmeno il barista le farà più delle domande. Anzi, alcuni residenti potrebbero iniziare a trovare fastidiosa l’occupazione disordinata e abusiva dei già pochi parcheggi disponibili e a lamentarsene scrivendo lettere al quotidiano locale. Qui a Torino puoi anche essere cinque volte pallone d’oro ma se “disturbi” i vicini ti guardano male.
Benvenuta in una città che tratta tutti, calciatori e relativi entourage, politici e cantanti, stilisti e comuni cittadini allo stesso modo: neutro. Ha presente Napoli ai tempi di Maradona? Ecco, se la dimentichi. Qui a Torino siamo diversamente socievoli.
I ristoranti stanno già elaborando menù dedicati al suo ragazzo sperando di vederlo prima o poi varcare la soglia dei loro locali e potersi fregiare del titolo di “fornitori della Real casa” (perdoni la volontaria gaffe, ma in una città che ha avuto alcuni re è abbastanza facile imbattersi in questo aggettivo). Temo che i nostri osti e chef resteranno delusi: a casa vostra si va avanti a pesce al vapore, verdurine bollite e acqua senza bolle. Niente agnolotti innaffiati da vino delle Langhe o pizze al padellino (specialità locale, la ordini almeno con Foodora) a cui viene tolta la mozzarella e aggiunto il basilico per ricordare i colori del Portogallo. Se però una sera volesse fare una follia (in fondo è il bambino che deve mangiare sciapo, mica lei) si ricordi che, essendo la nostra generazione – la mia, che è anche la sua – molto avvezza a un tipo di vita quasi militaresco che prevede una decorosa ritirata entro le 11,30, le cucine dei ristoranti che potrebbe frequentare chiudono all’incirca all’ora in cui in Spagna iniziano a riempirsi le sale. Eventualmente, per usare un’espressione tipica, “si faccia riconoscere”.
E a proposito di usi locali prenda nota di due must di questa città: non faccia mancare sul tavolino del salotto una ciotola piena di cioccolatini (il suo adorato nipotino ne sarà entusiasta) e dica al giardiniere di non esagerare con le piante sul terrazzo. Gli faccia lasciare uno spazio per ammirare le montagne e la collina.
Non so a quali paesaggi sia abituata lei, ma il Monviso al tramonto ha un suo perché. Diverso da una rovesciata di CR7 ma altrettanto commovente e da applauso, mi creda.