Le #madamemetropolitane sono un movimento, un prodotto del territorio, un presidio. Siamo sciure, madame, siorette.
Abbiamo già compiuto gli anni fatidici. Quelli oltre i quali un tempo si spalancava l’abisso fatto di pantofole e cardigan informi e oggi invece c’è spazio ancora per un corso di zumba che tonifica il fisico e mantiene elastiche le giunture.
Teniamo sotto controllo la manutenzione periodica della caldaia, il tagliando dell’auto, la rata del mutuo e la scadenza dello yogurt nel frigo.
Ci muoviamo in bicicletta perché non abbiamo più nessuno da recuperare a scuola o portare al corso di karate. E anche per affrancarci dall’incombenza del parcheggio, disciplina in cui non siamo mai state particolarmente abili.
Le irriducibili delle quattro ruote ripiegano su vetturette cittadine, di quelle in cui ci stanno a malapena due sacchetti della spesa, chè tanto il sabato al supermercato a riempire carrelli è ormai un ricordo.
Nel nostro guardaroba si trovano, ecumenicamente disposti uno accanto all’altro, il golf di cachemire acquistato a una vendita casalinga dall’amica, il parka di Zara, il cappotto fatto fare dalla sarta di fiducia, i costosissimi pantaloni palazzo provenienti dal negozio di tendenza e la giacca di vent’anni fa, che non ci decidiamo a buttare.
Non siamo più adepte del total black che, diciamocelo pure, ci invecchia un casino e abbiamo fatto nostre le ultime tendenze della moda colorata. Siamo sempre e ancora pronte a salire sui tacchi, quando occorre, anche se preferiamo scarpe più comode, che non per questo devono essere brutte.
Abbiamo delle famiglie, noi #madamemetropolitane. Mariti, ex mariti, figli nostri e anche di altre, che però è come se fossero nostri. E per la proprietà transitiva ci auguriamo che ci sia qualcuna che tratta i nostri come se fossero suoi (o almeno si spera, altrimenti facciamo una strage). E comunque sono ormai tutti “maggiorenni e vaccinati”, anche perché un tempo il vaccino non era argomento da mettere in discussione.
Semmai abbiamo un po’ di ansie sul futuro di questi ragazzi e ragazze, ma cerchiamo di lasciarli andare per la loro strada, sempre pronte a rispondere all’appello in caso di qualsiasi necessità: dal consiglio saggio al bonifico urgente.
Al guinzaglio o mollemente adagiata sui cuscini del divano possediamo una creatura pelosa che è diventata l’oggetto di ogni nostra carineria, attenzione, moina e di cui non potremmo più fare a meno. E non sto parlando di un marito o di un fidanzato, ovviamente.
Andiamo pazze per Bruce Springsteen, Pierfrancesco Favino, Daniel Craig e Colin Firth. Ci siamo fatte spiegare come funziona Netflix, ma non necessariamente siamo su Facebook. Leggiamo Elena Ferrante, abbiamo sostituito Montalbano con Rocco Schiavone.
Ci piacciono i film francesi, quelli dove parlano parlano parlano e succede pochissimo, quasi niente. Non ne possiamo più di trasmissioni dove si cucina e se ce lo lasciassero tra le mani qualche minuto metteremmo volentieri la testa di Carlo Cracco nel forno di casa sua (quella dove è “semplicemente Carlo”).
I nostri riti sono l’aperitivo con le amiche, l’abbonamento ai concerti, il mercatino vintage e la visita alle mostre d’arte, nella nostra città ma anche come scusa per girare l’Italia e, ammesso che la nostra aspirazione sia vivere in eterno, abbiamo acquisito come esempio di invecchiamento invidiabile Lauren Hutton, la Regina Elisabetta e Mick Jagger. Per arrivarci ci siamo scoperte salutiste e dopo una vita di carbonara e fritture, centelliniamo i carboidrati e non rinunciamo alla verdura, anche se ci facciamo prendere dalla libidine di un piatto di tortellini con la panna o di un pacco di Gocciole mangiati sul divano davanti a Grey’s Anatomy.
Per noi Halloween sarà sempre la festa di Ognissanti e adoriamo Natale con tutte le decorazioni da appendere e le candele da accendere, ma quando bisogna decidere cosa fare a Capodanno ci viene un po’ di magone, che annulliamo affogandolo in un bicchiere di bollicine.
Forse non siamo più le “dolcemente complicate” che cantava Fiorella Mannoia, ma comunque non siamo poi tanto male, noi #madamemetropolitane.
Grazie alla signora torinese che ha gentilmente concesso la pubblicazione dell’immagine.