Quando le scartoffie si accumulano in mucchi disordinati vicino al pc, quando le coppette da pinzimonio usate per la cena di una settimana fa non sono ancora ritornate nel giusto pensile della cucina, quando i libri già letti formano una pila che casca ogni volta che qualcuno passa lì vicino, quando le piante sul balcone hanno assunto un indecifrabile colore che non esiste in natura, quando tutte le mutande nere sono nel cesto della biancheria da lavare (non so quante ne avete voi, ma per me esaurire la scorta significa emergenza dichiarata) quando dietro ogni sportello e in ogni cassetto ci sono cose messe lì in attesa di una sistemazione più adatta, quando il copriletto che avete deciso di sostituire già a ottobre è ancora in uso, ecco: questo è il momento del week end riparatore, ovvero il momento del decluttering terapeutico.
La fuga al centro benessere non è di nessun aiuto: essere sommerse dal caos con la pelle liscia non è molto diverso dall’esserlo senza avere fatto lo scrub e comunque, quando il “momento libidine” è finito, tutto il resto è ancora da fare perciò il problema è solo rimandato. Non c’è scampo, bisogna correre ai ripari.
Non prendere impegni.
Rinunciare al week-end fuori città. A questo proposito i fine settimana di gennaio sono perfetti: le previsioni meteo non sono bellissime, durante le vacanze di Natale tutti hanno fatto il pieno di impegni, fa freddo per andare a correre al parco alla nostra età e i migliori capi in saldo se ne sono già andati. Si potrà senz’altro recuperare più avanti, quando le giornate si allungano e si scaldano.
Anche eventuali attività collaterali devono essere annullate. Scordatevi la conferenza sui droni a cui tenevate tanto, il giro di shopping o la cena con gli amici – men che meno a casa vostra. Se uscite sarà solo per fare quegli acquisti che avete rimandato da tempo, tipo cambiare il libro che vi hanno regalato e che avete già letto o ritirare la roba che giace in tintoria da ben oltre i fatidici 30 giorni. Consentito – a fine lavoro – il cinemino+pizza per salvare l’armonia famigliare e avere un minimo di scambio sociale con altri esseri umani. Se invece siete da sole l’opzione bicchiere di vino, scaglie di parmigiano, schifezze da frigo e serie su Sky è ancora la più appetibile, non sottovalutando certo la versione in pigiama.
Eliminare o neutralizzare gli agenti di disturbo.
Il week end riparatore richiede la massima concentrazione, quindi non sono previste presenze tra i piedi. I figli non costituiscono un problema perché nel week end gravitano su altre galassie e soprattutto su diversi fusi orari, e se si lamentano per l’aspirapolvere in funzione prima delle due del pomeriggio – ammesso che siano tornati a casa a dormire – si fa finta di non sentire perché c’è l’aspirapolvere acceso.
Sull’altro fronte, se non si può contare su un ménage elastico che permetta adeguati spazi di solitudine – che vengano offerti spontaneamente o accettati di buon grado è di secondaria importanza – può andare bene anche un week end con un open di tennis alternato a una partita di premier league, una gara di coppa del mondo di sci e un turno di campionato particolarmente agguerrito. Si lascia il telecomando sul divano e si dà una voce ogni tanto, giusto per cortesia: dal tono della risposta si capisce se l’insofferenza ha raggiunto il livello di guardia e se è quindi il caso di fare un break.
Attrezzarsi adeguatamente.
Sono sufficienti pochi ma indispensabili accessori:
– la lista: non si spreca tempo e soprattutto ogni voce cancellata è un piccolo trionfo. Non bisogna barare: le cose si cancellano soltanto quando sono fatte davvero.
– i guanti in lattice: fa molto CSI e consentono di non rovinare la manicure.
– il sacco nero: rigorosamente in formato condominio e in quantità variabile in relazione all’ampiezza dell’appartamento e dall’intervallo trascorso dall’ultima volta che è stata eseguita l’operazione di repulisti.
– il sacchetto marrone dell’IKEA: per differenziare la raccolta del ciarpame cartaceo. Ancora una volta l’azienda svedese ci viene in aiuto, ecco perché la amiamo!
– straccetto: in microfibra oppure una vecchia maglietta macchiata, va bene tutto. La maglietta ha il vantaggio che quando avete finito la buttate insieme a tutto il resto.
Modus operandi.
Il massimo è iniziare il venerdi sera – così domenica pomeriggio magari si finisce prima – ma se non avete la fortuna di essere single (prendete nota, a volte è una fortuna!) due giorni emmezzo di space clearing sono troppi anche per l’uomo più paziente del mondo e quindi bisogna iniziare il sabato e finire domenica a un’ora decente.
Dato che le tariffe dell’energia elettrica sono ridotte a partire dal pomeriggio di sabato, la prima lavatrice parte soltanto dopo mezzogiorno e la mattina è dedicata al giro di commissioni classico: supermercato-tintoria-calzolaio-ferramenta-ufficio postale per pagamento multa.
Il metodo è molto personale e ognuna ha il suo, frutto di anni di sperimentazione. Stanza per stanza o casino totale con ogni camera all’aria contemporaneamente, tutto nel sacco senza pensarci troppo su oppure zone “purgatorio” da esaminare in un secondo momento: quello che conta è il numero di sacchi neri che si accumulano davanti alla porta in attesa di scendere nel cassonetto.
Una bella fatica di sicuro – dopo una due giorni del genere il lunedì in ufficio diventa un miraggio di tranquillità e relax – ma anche tanta soddisfazione, come un senso di leggerezza. E la scusa per comprare cose nuove, dal copriletto ai pantaloni bordeaux visti in saldo al 40%.
Ma dura poco. Fino al momento in cui il bollettino del canone Rai, appena arrivato, verrà lasciato sul ripiano del mobile in ingresso, con l’idea di pensarci dopo.
sia chiaro, “Mi piace” perché e’ il TUO weekend, io sono gia’ stanca dopo la lettura…
ne ho anche di altro tipo