Pollici verdi, cappelli fioriti e terrazzi alla moda: le torinesi rispondono alle milanesi

Il balcone fiorito è un must di primavera, come il trench: a  un certo momento, da aprile a metà giugno, a ogni signora prende la voglia di averne uno da sfoggiare, anche se uno (il trench) lo metterà a malapena quattro volte e l’altro (il balcone) lo curerà solamente per i primi dieci giorni.

E allora la  gita fuoriporta per ammirare la fioritura dei tulipani nel giardino del nobile castello si impone come alternativa bucolica al sabato pomeriggio all’IKEA  e tutte fanno almeno un giretto  fra gli stand della manifestazione floreale tra le vie del centro pedonalizzato, dove qualcosa da mettere persino sul balconcino più infelice si trova sempre e sennò si ripiega sulla piantina di basilico che serve per il sugo e la caprese. A Torino chi ha voglia di attraversare il Po e spingersi verso la chiesa della Gran Madre nella domenica della festa del borgo, mentre sale verso i giardini e la meravigliosa terrazza su Torino di Villa della Regina potrà acquistare cappelli fioriti da sfoggiare a un garden party, proprio come quelli che le milanesi indossano in occasione Orticola (leggere QUI)

Mentre a Milano dal terzo piano in su avere un terrazzo è un obbligo sociale che aiuta a sopportare meglio l’aria stagnante dell’estate milanese e la banalità del paesaggio circostante, a Torino il terrazzo è il posto migliore da cui godere una vista decisamente pregevole. Infatti se da una finestra di Milano si possono vedere il monte Rosa e forse anche il Bianco ma molto, molto lontano e solo se il cielo è molto, ma molto sereno, a Torino a seconda dell’orientamento del palazzo non si ha che l’imbarazzo della scelta: a est e a sud la collina, a nord e a ovest le montagne. Ma non lontane-lontane, proprio lì, quasi da toccare. E dal quinto piano in su c’è il caso che si riesca a vedere la collina dalla finestra del salotto e le montagne dal balcone della cucina. Sarà per questo che le glicini e le rose, i bossi e gli aceri messi a dimora da sapienti giardinieri o da signore subalpine con il pollice verde non coprono mai del tutto la visuale.

I terrazzi a Torino seguono la regole dell’ordine, come quasi ogni cosa in questa città. Le torinesi doc aborrono le piante che “fanno disordine” , come ad esempio quei cespugli di erbacee molto minimaliste ma anche piuttosto anarchiche, e prediligono quelle specie vegetali che stanno buone buone attaccate ai muri o alle pergole in modo da lasciare ampio spazio alla sedia a sdraio , di design oppure vecchiotta, per prendere il sole lontano da sguardi indiscreti, rinforzando l’abbronzatura rimediata nel viaggetto di Pasqua alle Maldive.

Mentre il verde delle terrazze milanesi è messo lì apposta per farsi vedere, per suscitar la meraviglia, per invitare alle feste glamour,  su quelle torinesi le piante, autoctone o tropicali, fiorite o sempreverdi, hanno il principale scopo di porre un barriera, gentile e gradevole fin che si vuole ma pur sempre una barriera, tra i proprietari del terrazzo in questione e i vicini di casa, all’ insegna del proverbiale “non facciamoci riconoscere” che impera fin dai tempi dei Savoia.

Anche la manutenzione è soggetta ai dettami dell’understatement sabaudo, e così all’intervento di un costoso giardiniere, per eventuali travasi o potature si preferisce ricorrere all’aiuto di un solerte custode, risolvendo il problema del compenso con un leggero, leggerissimo incremento della mancia stagionale.

Ma non sia mai detto che le Madame siano da meno delle Sciure e allora ecco che  se le milanesi si basano sui dettami degli stilisti per cimentarsi sui loro terrazzi in accostamenti di colori da fashion week, a Torino, dove il tubino nero regna indiscusso perché “fa fine e non impegna”, il terrazzo più chic è quello fatto di piante e fiori con foglie scure e nere, meno difficili da reperire di quanto si pensi… ma questo lo scoprirete nel possimo post.

 

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