Non sono stata nominata nella sfida delle mamme orgogliose su Facebook , sappiatelo. Ma ci ho riflettuto su.
Per chi non è su FaceBook: si tratta di una catena di Sant’Antonio dove alcune mamme vengono nominate da altre per postare tre foto con gli amati pargoli a testimonianza della gioia della maternità. Un gioco che se può sembrare innocuo alle mamme in buona fede, secondo la Polizia Postale potrebbe nascondere lati oscuri e pericolosi tipo l’utilizzo delle foto per scopi pedopornografici.
Ora sembrerebbe terminata ma non ne sono sicurissima. Si è spenta spontaneamente? l’hanno oscurata? Boh.
Non ho tante amiche, su FB e no, con figli minorenni. Le mamme giovani postano quotidianamente le foto delle creature e allora il problema dovrebbe riguardare ogni singolo post e non solo la “sfida”. Quelle della mia età d’altra parte non credo abbiano rischiato grosso,visto che i “bambini” sono titolari di pagine su cui da anni relazionano il mondo intero sui viaggi, i cambi di fidanzati, le lauree eccetera ma il problema vero è: esistono foto che possono dare la dimensione dell’orgoglio materno? O si tratta solo di scatti ben riusciti, magari in cui la mamma in questione è venuta particolarmente bene? ( e allora si tratta di narcisismo, ragazze! A chi volete darla a bere?)
Come si fa a trasmettere quello che abbiamo provato quando li abbiamo accompagnati a comprare un vestito “serio” per discutere la tesi, quando hanno guadagnato la vetta di una classifica dopo mesi di duri allenamenti a cui noi testarde li abbiamo accompagnati tre volte alla settimana, quando abbiamo origliato una telefonata e abbiamo capito che stavano risolvendo una questione personale di amore o amicizia con il potere della logica e della parola, quando i professori ci hanno detto che in classe erano apprezzati dai compagni, quando abbiamo smesso di dire “saluta” e “ringrazia” perché ormai lo sapevano fare da soli, quando hanno detto “la nonna la vado a prendere io con la macchina”, quando ci hanno detto di voler andare a vivere da soli, quando ci hanno dimostrato di sapersela cavare in ogni parte del mondo, quando ci salutano all’aeroporto o alla stazione o sotto il portone di casa e ritornano alla loro, di vita, quella che si stanno costruendo con l’equipaggiamento che noi abbiamo fornito, con la simpatica partecipazione del loro papà?
Ma nemmeno se fossimo Annie Leibovitz riusciremmo a raccontare tutto questo in tre foto, soprattutto considerando che anche le più tecnologiche tra noi hanno imparato a usare lo smartphone solo da un paio d’anni e a volte nemmeno così bene!
Quando scatta l’orgoglio la mamma non scatta la foto, si commuove e basta.