WALK LIKE A MADAMA

POST UN PO’ LUNGO SULLE CAMMINATE – URBANE E NO – DI UN GRUPPO DI SIGNORE TORINESI CHE DOPO AVER RAGGIUNTO NELLA LORO VITA UN SACCO DI METE METAFORICHE HANNO DECISO DI RAGGIUNGERNE ALTRE A PIEDI

Chi mi segue su Instagram e chi mi conosce dal vero sa che sono appena tornata dalla mia camminata primaverile attraverso il centro Italia. Ormai da quattro anni con la mia amica Roberta abbiamo iniziato l’impresa di percorrere la via Francigena zaino in spalla, un pezzo alla volta, senza troppa coerenza visto cha siamo passate dalla Toscana al Lazio poi di nuovo in Toscana e di nuovo in Lazio.

Ma quest’anno l’occasione del Giubileo ci ha fatto decidere per il completamento del percorso, da Sutri, dove eravamo già arrivate due anni fa, fino alla Città del Vaticano. O comunque il Giubileo era la scusa ufficiale, la verità era che quest’anno secondo i piani avemmo dovuto affrontare la tappa da San Quirico d’Orcia a Radicofani dal non trascurabile dislivello di 950 mt tutti “de botto” il primo giorno. Da farci tremare i polsi e le caviglie. E infatti… meglio Roma, che lì è già quasi tutta discesa.

Le mie lettrici attente e sportive mi hanno chiesto qualche informazione in più perciò mi sento di farvi un quasi-breve raccontino su questa mia recente passione.

Una volta correvo. Ho anche fatto qualche garetta, magari alle 5,30 del mattino, magari solo una frazione di una maratona a staffetta, ma un po’ correvo. Poi ho capito che, correndo o camminando, la mia velocità era più o meno la stessa e quindi tanto valeva…

Poi sono venute le camminate al Parco del Valentino in un gruppo già formato da tempo in cui tra l’inserirsi e il trovarsi a mio agio è stata questione di un attimo. Capitanate da una bravissima coach che non ci fa fermare mai il nostro gruppo di madame percorre in lungo e in largo le rive del Po la mattina alle otto e mezza con qualunque tempo escluso il diluvio, mentre il resto del mondo sta dentro le auto in coda in corso Cairoli o sui ponti oppure porta i cani in passeggiata.

A scanso di equivoci e malignità ci tengo a precisare che spessissimo dopo queste performance atletiche molte di noi si ritrovano a lavorare ancora con i leggings addosso oppure si cambiano in fretta e furia nei bagni degli uffici. E poi comunque per quanto riguarda la difficile conciliazione tra famiglia, lavoro e ginnastica abbiamo già abbondantemente dato negli anni passati perciò ci concediamo pure un caffettino alla fine del percorso.

Da queste matinée è nata la curiosità di cimentarsi su percorsi di cammino più lunghi. Roberta aveva già in mente la Francigena da San Miniato a Monteriggioni ma le mancava la compagnia mentre il Cammino di Santiago era già programmato da un piccolo gruppo di cui ho chiesto di fare parte, premettendo che un rifiuto sarebbe stato comprensibile: se volete farvi odiare da tutti andate a sparigliare un’impresa già organizzata. Loro hanno corso il rischio e ad oggi pare che non ne siano pentite.

Allenate le gambe al Valentino, trovata la compagnia e la meta è stato il momento di pensare all’attrezzatura.

La prima camminata l’ho fatta alla Fantozzi: zaino imprestato, felpona pesantissima e scarpe acquistate per l’occasione. Peso per tre giorni di cammino: sette chili e mezzo.

Per la seconda camminata non ho (abbiamo) badato a spese per attrezzature e abbigliamento tecnico, tanto che i gestori di un noto negozio di alpinismo del centro avendoci ormai annoverato tra le loro migliori clienti ci mandavano whatsapp di incoraggiamento durante il cammino. Forse non volevano “perderci” (in tutti i sensi).

Un cammino dopo l’altro il numero di pantaloncini e magliette e il peso delle felpe si è drasticamente ridotto, si viaggia ormai solo con campioncini forniti dalle farmacie di fiducia per evitare boccette e boccettine e lo zaino è sceso sotto i sei chili. Fondamentali la crema per i piedi e i cerotti Compeed anche  se sui rimedi per eventuali vesciche ognuno ha le sue teorie, e sostanzialmente l’unica soluzione è cercare di non farsele venire usando scarpe comode e già ammorbidite. Le scarpe vanno cambiate ogni 300 km. Io sono già al terzo paio.

Ogni frivolezza è un peso in più da portarsi sulla schiena e quelli che chiamiamo “i pantaloni da sera”, usati anche per i trasferimenti, non sono altro che la versione lunga di quelli da giorno, solo che cerchiamo di mantenerli po’ più puliti indossandoli solo dopo la doccia.

Le scarpe sono quelle da camminata o sandali da tedeschi, utili anche per la doccia, ma indossati con le calze. Questo potrebbe far inorridire le più stilose ma dopo 25 chilometri a piedi vi assicuro che il rispetto dei canoni di eleganza viene dopo il desiderio di una doccia, di un pasto sostanzioso e di un letto comodo.

A proposito di letti: noi prenotiamo trasferimenti e B&B lungo il cammino con un certo anticipo, su Booking o Airbnb: una sera ci troviamo tutte insieme, ci attacchiamo al pc e si prenota tutto. Mai avuto fregature: qualche volta meglio, qualche volta così così alle volte perfino lusso immotivato nel mezzo della campagna, non si può mai dire. Comunque può sempre capitare la sfiga di sbagliare localizzazione e di dover fare altri chilometri per raggiungere la struttura perché si sono fatti male i calcoli sulla mappa. E vi assicuro che alla fine della giornata questo fa girare abbastanza le palle.

Non facciamo levatacce (tranne la prima volta che siamo arrivate a Santiago): si comincia con una comoda colazione e alle volte capitano anche posticini carini in cui fermarsi per un boccone sulla strada, altrimenti va bene un pacchetto di crackers sbriciolati o gli avanzi della colazione sedute su un paracarro.

Camminare nella natura è bello, sulle strade asfaltate un po’ meno; i boschi sono bellissimi e utili ripari per poca pioggia o troppo sole ma ci sono anche i tratti a fianco delle superstrade; attraversare il Grande Raccordo Anulare di Roma non è stato poi così traumatico ma per seguire il percorso della Francigena verso Monte Mario abbiamo girato in tondo per almeno altri 5 chilometri. La camminata è bella perché è varia.

Abbiamo preso anche autobus e taxi, se necessario, ma non abbiamo mai mollato gli zaini (quando è capitato di usufruire del trasporto zaini, che si trova facilmente sul Cammino di Santiago e non ho visto sulla Francigena, c’era una giustificazione medica) E a proposito di zaini: è vero che con il tempo si impara a caricarli di meno ma si imparano anche i trucchi per caricarli nel modo giusto e quindi non si sente (quasi) il peso.

Sulla Francigena si sale e si scende un po’ di più, il Cammino di Santiago Francese è il più trafficato, quello Portoghese più rustico, il tratto verso Finisterre – fatto in una camminata a sé e non in auto come fanno quasi tutti quelli che arrivano a Santiago – secondo me il più bello, perché vai letteralmente a sbattere di fronte all’Oceano, anche se ci siamo arrivate sotto il diluvio universale e forse non lo abbiamo apprezzato abbastanza.

Ogni arrivo è sempre una conquista per chi come me non è una professionista del trekking ma l’Arrivo Finale, quello con la maiuscola, è una roba che ti toglie il fiato fino alle lacrime perché ha in sé qualcosa di simbolico, qualunque sia stato il motivo che ci ha spinto a cominciare il percorso. L’importante è farlo con la mente libera, pensando a metter un passo davanti all’altro, portandosi sulle spalle tutto l’essenziale, finchè gli anni e le giunture ce lo consentiranno. Sarà anche faticoso ma è abbastanza metaforico.

E al di là degli zaini tecnici, delle scarpe usate, dei panorami belli e delle salite su cui mettersi alla prova  il piacere più importante di ogni cammino lo ritrovo nelle persone con cui lo faccio: amiche con cui si può parlare per ore o stare zitte per chilometri ognuna pensando ai fatti suoi, con cui ridere senza un motivo, con cui dividere confidenze e barrette energetiche. E celebrare la fine di ogni giornata con un buon bicchiere di vino.

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3 Comments

  1. says: Alessandra Comazzi

    È bellissimo, Francesca! Mi hai commosso. Forse perché non potrò mai più farlo e mi spiace un po’. Ma capisco benissimo il senso della conquista: anche due isolati sono una vittoria! 🤩Ah, ho letto un libro su un percorso nel centro della Sicilia, deve essere forte. Ciao 😘

    1. says: admin

      Grazie cara Alessandra, il senso della camminata alle volte è proprio quello di “dare passi” a chi per salute o anche solo per i tanti impegni di lavoro e famiglia non può ritagliarsi il tempo. Condividere il piacere che provo è per me anche un modo per portare con me tutte le donne. Vado a veder la via che mi hai segnalato, siamo sempre alla ricerca di nuovi cammini , possibilmente non troppo in salita. Un abbraccio grande

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