Di mamme, di figlie e di regali

Che fine avranno fatto quei barattoli dipinti in cui infilavamo un fiore di carta crespa, i portacenere in pasta DAS a forma di cuore? O il sottopentola con le mollette per il bucato incollate fra loro, quando le mollette erano ancora di legno e non di plastica? Insomma, dove saranno finiti tutti quegli oggetti inutili e teneri che abbiamo prodotto e regalato alle nostre mamme per la loro festa?

Li avranno buttati stizzite nel fondo di un armadio quella volta che abbiamo fatto una scenata perché non ci davano il permesso di rientrare più tardi del solito? O li avranno esiliati nella casa di campagna, insieme alle cianfrusaglie “rustiche” non adatte alla città quando abbiamo sbattuto la porta della nostra stanza urlando al mondo che mai,mai e poi mai saremmo diventate come loro? O quando ci siamo spazientite perché volevano spiegare qualcosa  a noi che credevamo di sapere già tutto?

Qualche volta ancora oggi scopriamo in un cassetto il portachiavi fatto con lo scoobidoo che tiene insieme le chiavi della cantina o troviamo in un vecchio portagioie quel braccialetto di perline giallo-rosa e verde pisello che indossavano insieme all’orologio con il cinturino d’oro e il filo di perle sull’immancabile twin set facendoci credere che era proprio il gioiello che avevano sempre desiderato.

E quante piantine di rose e azalee e camelie acquistate ai banchetti in piazza, dove con poche lire risolvevamo in un sol colpo il regalo per la mamma e un’offerta per i bambini dell’ospedale. O quelle telefonate fatte all’ ultimo momento quando all’ improvviso a qualcuno del gruppo veniva in mente di chiedere “avete fatto gli auguri alla mamma?” e non esistevano i cellulari perciò bisognava pure trovare un telefono prima delle otto di sera sennò non c’erano scuse e potevamo solo sentirci un po’ merde.

Pensieri, oggetti e fiori per ringraziarle almeno un poco per l’amore e le attenzioni, per dedicarsi a noi ogni giorno. A noi che oggi le accompagniamo sottobraccio per un giro in centro a guardare vetrine adeguando il nostro passo al loro rallentando un poco, senza farcene accorgere.

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