Qualunque sia il futuro politico che la aspetta, Giorgia Meloni ha comunque raggiunto quello che ogni donna oltre i 40 anni mette tra i suoi principali obiettivi. E non pensiate che sia la maternità.
È LA FOTO per eccellenza. Quella che tutte vorremmo avere, quella in cui sembriamo più fighe di quello che siamo in realtà. Cioè quella foto in cui siamo esattamente come ci piacerebbe essere.
Nel caso specifico della Meloni l’immagine in questione è quella che campeggiava su autobus, manifesti, pagine di giornale ecc… in dimensioni variabili dai sei metri per tre in giù . Non una ruga, non un’occhiaia, non un boccolo fuori posto. La luce da apparizione della Madonna, che spiana lo spianabile. Forse non tanto uguale all’originale ma perfetta.
Non importa se sono occorse ore e ore di post produzione e i maghi di photoshop: per una foto figa una donna si allea con chicchessia. Tanto poi la foto rimane.
Vorremmo anche noi una foto così, fatta apposta per essere esibita sul profilo Facebook, esposta nella cornice d’argento in salotto, usata sul curriculum, inoltrata alle amiche.
Ma una foto così ha talmente tanti requisiti che può anche passare una vita senza che riusciamo a raggiungerla mai.
Nelle foto dei vent’anni eravamo belle a prescindere, in quelle dei trenta gli ormoni delle gravidanze ci facevano la pelle liscia ma dai 40 in su, quando fare un po’ di marketing aiuta l’autostima, capita rarissimamente che qualcuno ci faccia una foto in cui la luce, il vestito, il viso, i capelli, lo sfondo siano in accordo tale da piacerci senza se e senza ma.
Se il viso è perfetto abbiamo la maglietta slabbrata, se siamo in abito da sera e con i capelli in ordine stiamo facendo una smorfia che fa risaltare orribilmente tutte le rughe e che dire del collo, con quella riga orizzontale?
Ognuna di noi ha un’idea molto-quasi-abbastanza-forse–ma non troppo precisa di quello che vuole e soprattutto non vuole.
Non vogliamo delle foto in cui ci sembra di essere davanti allo specchio del bagno la mattina appena sveglie. La “bellezza al naturale” la lasciamo volentieri a chi ha gli anni giusti e dato che non si può fare affidamento sull’improvvisazione e men che meno sull’abilità con lo smartphone di amici e parenti, talvolta decidiamo che è il caso di ricorrere a un professionista.
E si pone il problema di scegliere tra un fotografO o una fotografA?
A parità di bravura e come potete ben immaginare, il risultato non è lo stesso: i Calendari Pirelli di Steven Meisel e Annie Leibovitz partono da presupposti completamente diversi per esprimere aspetti totalmente differenti dell’ universo femminile . E chissà come mai tutti ricordano la Bellucci del primo e mai nessuno rammenta la foto di Serena Williams della seconda.
Per quanto mi riguarda nemmeno Helmut Newton, se fosse ancora vivo, potrebbe farmi sembrare una panterona (anche se mi avesse fotografata in tempi migliori), ma a farci caso nelle foto che ci fanno le donne si riconosce sempre un maggiore senso di intimità, mentre se l’ obiettivo è “maschile”, riesce sempre a prevalere la componente fisica e la sensualità che istintivamente vi si associa. È il bello della diversità di genere.
L’importante è essere sicure che quelle foto poi rappresentino chi siamo veramente.
Per tutto il resto c’è photoshop.