Questa mattina per la Just the Woman I am, corsa cittadina di 5 chilometri, c’era il sole che sembrava quasi primavera. La giornata è cominciata bene, anche se a un certo punto mi era montata l’ansia perché la connessione internet non funzionava. Temperatura ideale, vento freschino. Sono scesa a prendere il caffè in piazza San Carlo, a comprare il giornale e a dare un’occhiata al villaggio sportivo.
Mia sorella, che ha sistemato marito e figlia da qualche parte, si è goduta la giornata facendo praticamente tutte le lezioni di pilates, fitness, zumba e credo abbia anche cantato con il coro gospel (mia sorella è una partecipante entusiasta di qualsiasi manifestazione, un tipo che agli organizzatori di eventi dà molte soddisfazioni).Unica pausa,ore 12,30 per un piatto di pasta al sugo, ma soltanto perché la afro-dance non è il suo forte.
Ore 16,00 – La piazza è piena all’inverosimile, forse ce l’hanno fatta a raggiungere i 10.000 iscritti. Sono runners di ogni età, camminatrici con zaino, mamme con passeggino o con i figli per mano, uomini simpatizzanti con la causa. Tantissimi con il palloncino rosa legato al polso. Incontro anche la mia farmacista e ci facciamo fare una foto (con i selfie non ci troviamo).
Ore 16,10 – Inizia il riscaldamento e dopo dieci minuti sembra di essere a un concerto di Vasco. Cori a squarciagola e due-passi-a-destra-due-passi-a-sinistra battendo le mani. I palloncini sopra le teste ondeggiano seguendo il movimento.
Ore 16,35 – Si parte: i palloncini volano verso il cielo, il serpentone comincia a sgranarsi su via Roma. Si comincia con corsette a zig zag per uscire dal gruppone. In via Po partono le prime velociste sui lati. Due ragazze salutano una signora che trotterella vicino a me “Ciao Mamma!” E lei – felice – le lascia andare “Almeno vi ho viste!”. Come la capisco: mia figlia forse è già in Piazza Vittorio.
Ore 16,45 – Il gruppo gira su via Bonafous. Incontro amici coetanei, qualcuno corre, qualcuno cammina: breve scambio di convenevoli ma non esagero altrimenti mi manca il fiato. Devo ricordarmi che Torino non è piatta, e adesso bisogna risalire verso il centro.
Faccio la mia corsa su una bionda con la maglietta del Politecnico ma ai Giardini Cavour l’ho seminata. Comincio a pensare che forse il mio allenamento trisettimanale sul tapis roulant stia cominciando ad avere un senso. Intanto un gruppo di runners “serie” mi sorpassa mentre mi distraggo a ascoltare brandelli di conversazione.
Quelle cose che le donne si dicono quando sono tra loro: “Ho trovato questo appartamento carino…” “Allora io gli ho detto: non puoi…” “Comunque sono stufa perchè quella, in ufficio sta sempre…” “Ma siamo sicure che siano solo cinque chilometri?” “Mi sono vestita troppo…”
Ore 17,10 – imbocco via Roma per il rettilineo finale. Azzardo l’allungo. Cioè, provo ad andare un po’ più veloce, per fare bella figura nel caso ci scappi la foto. Poco prima del traguardo infatti c’è il mio amico fotografo, quello che incontro sempre alle inaugurazioni e ai concerti e io – anche sotto sforzo – sorrido girando la faccia dal lato migliore.
Corsa finita. Acqua, un frutto e ancora un poco in piazza ad ascoltare musica e guardare quelli sul palco che continuano a ballare perfettamente sincronizzati.
Prossimo appuntamento: la Milano Marathon (a staffetta). La stagione delle Madame di corsa è appena iniziata !
ora ti tocca lavorare sul miglioramento dei tempi CON UN OROLOGIO DA CORSA!
Con i numeri grandi, altrimenti devo correre con gli occhiali
Brava Franci! L’importante e’ non fermarsi mai! …. Da quello che leggo meglio organizzata rispetto all’anno scorso giusto?
Molto meglio!Non c’erano cavi in cui inciampare…