Scusa, proprio non ci riesco a smettere di piangere. Sembra ieri, quando ci siamo conosciuti e oggi invece…
Abbiamo avuto anni fantastici, io e te, eravamo una così bella coppia, tutti ci invidiavano. Certo è stata dura, agli inizi, soprattutto per via di tua moglie. Poi è stato tutto bellissimo: sempre insieme, come se volessimo recuperare tutti gli anni in cui eravamo stati lontani.
Da quando eravamo all’università: pomeriggi interi a studiare insieme e io che speravo sempre che tu ti accorgessi che ti morivo (ops) dietro, e tu invece niente….Poi ognuno per la sua strada, anni e anni senza mai incontrarci. Città diverse, famiglia, lavoro.
E tanto tempo rivederti per caso, seduto in quel caffè… Oddio, come la canzone! Ma non era il 29 settembre. Era il 14 luglio. Lo ricordo perfettamente: faceva un caldo tremendo. Proprio come in questo ospedale. Colpa mia, mi sono vestita troppo, non dovevo mettere gli stivali che a stare tante ore in piedi non vedi l’ora di toglierli.
Ma io a casa non ci vado, non ti lascio, no. Dovranno portarmi via di qui con la forza. Si, con la forza perché con le buone non ce la faranno mai. Nemmeno l’infermiera che non voleva farmi restare perché non siamo sposati: una dedica la vita a un uomo e poi niente, nada, merci, au revoir e chi s’è visto s’è visto.
Ma figuriamoci: io e te, che eravamo sempre sempre sempre insieme. Al supermercato, al bridge della domenica, al cinema il sabato pomeriggio, quando per gli over 65 c’è anche la riduzione. Ce la siamo goduta vero amore mio? Ma siamo stati anche attenti a non scialacquare.
A proposito di sprechi… con tutto quello che mi sono costati questi benedetti stivali non dovrebbero farmi male, no? Mi sa che ho beccato la fregatura: me lo dicevi sempre che dovevo stare attenta … ma io quando vedo una cosa che mi piace non so resistere, costi quello che costi.
Proprio come è successo con te: ho fatto veramente di tutto. Come quella volta che ho preso giusto qualche pillola in più, e se l’ambulanza non fosse arrivata in tempo… non oso pensare. Ma io sarei stata sempre vicino a te, sai? Anche “dopo” ti avrei guardato da lassù, avrei accompagnato ogni tuo passo e invece adesso sei tu che mi guardi.
E cosa vedrai mai? Una povera donna distrutta dal dolore. Mi sento veramente uno straccio, anche se tutti hanno sempre detto che mi sono mantenuta bene, che per me gli anni sembrava non passassero mai. Mica come te, che sei invecchiato tutto d’un colpo. Che non avevi più voglia di uscire nemmeno per una pizza e tenevi la TV altissima perché eri diventato un po’ sordo.
Magari sento se domani c’è posto dalla Rina che mi faccio sistemare la ricrescita e dare una pettinata.
Tanto lo so che i tuoi figli non mi lasceranno stare nel primo banco, figurati! Sono anni che non si fanno vedere nè sentire: a stento una telefonata a Natale ma scommetto che verranno a fare le star al funerale. Non importa, io mi siederò nel banco dietro: tutti sanno chi sono.
Indosserò il cappotto nero di cachemire, quello che mi hai regalato tu, che mi sta tanto bene. I capelli in ordine, un filo di trucco come mi ha insegnato l’estetista e magari rimetto pure questi stivali che sono scomodi come la morte (ops, scusa) ma si capisce che costano.
So già che non mi lasceranno niente, nemmeno un tuo ricordo, nemmeno il Rolex, che tra l’altro ti avevo regalato io ma vabbè, lasciamo stare. E menomale che la casa l’avevi già intestata a me altrimenti a quest’ora mi trovavo anche senza un tetto sulla testa.
Anzi, sai cosa faccio? Quasi quasi adesso vado proprio a casa, così evitiamo scene imbarazzanti e soprattutto a quest’ora riesco ancora a chiamare la parrucchiera per l’appuntamento.
Così provo a citofonare a Arturo, te lo ricordi? Il Righini, quello del terzo piano che è rimasto vedovo lo scorso anno. Gli chiedo se mi accompagna in chiesa, lo faccio mettere dietro la colonna per evitare i commenti dei pettegoli e mi faccio riportare a casa, che ho anche bisogno di un po’ di compagnia, adesso che hai pensato bene di lasciarmi.
Domani ricomincia MasterChef e anche lui lo guarda, sai? Dato che a te non piaceva io e lui stavamo delle mezze ore davanti alla guardiola del custode a scambiarci i pareri sui concorrenti e su quella sagoma di Joe Bastianich, quello di “Vuoi che muoro?” (oddio di nuovo, scusami scusami!).
Comunque amore mio, sappi che ti porterò sempre sempre sempre nel mio cuore, che sei stato l’amore della mia vita, che non ti dimenticherò mai mai mai.
Ma adesso vado, così mi tolgo anche ‘sti maledetti stivali.
Non ci conosciamo ma seguo “madamando” con tanta simpatia! Ho letto l’ultimo articolo e ….mi dispiace tanto per lei! Un abbraccio affettuoso.
Antonella ma, anche se è una storia che ha molta realtà dentro, non è successo a me. Sono contenta di avere delle lettrici sensibili e partecipi come lei e la ringrazio per la sua dimostrazione di affetto. Ho corretto il titolo così da non generare equivoci. grazie e a presto
E brava la nostra blogger ! Un racconto intenso con una pennellata di leggerezza. Brava !
grazie❤