Se gattemorte si nasce (leggete QUI), giaguare lo possiamo diventare secondo necessità.
Bisogna dire che da almeno cinquant’anni, grazie al prezioso contributo degli stilisti il compito è diventato abbastanza facile. C’è stato chi ha fatto dell’animalier la sua bandiera, come Roberto Cavalli, chi ha ricamato tigri e leoni su sontuosi abiti da sera come Valentino, chi ha preso a prestito tigri, zebre, serpenti e leopardi per ogni sorta di capo e accessorio, senza contare scarpe su cui hanno innestato trofei di caccia e corna di rinoceronte oppure foulard-savana che sembrano usciti da National Geographic Channel. Ogni stagione l’animalier “ritorna” sulle passerelle, senza essersene mai realmente allontanato e come se non ci fosse un domani possibile senza l’effetto jungle.
Ed è così che anche la più mite e ragionevole signora, un po’ per vezzo e un po’ per affermare la propria in fondo indomita natura di predatrice non ancora in disarmo, ha arricchito il guardaroba con qualche pezzo un po’ aggressivo, tanto per comunicare al mondo che i suoi istinti, lungi dall’essere ormai sopiti, sono sempre pronti a riemergere, in qualunque momento questo si renda necessario.
L’animalier è uno stile in cui il confine tra il cult e il trash è labilissimo e basta un niente, una stampa più dozzinale, una taglia sopra la 44 o un materiale un po’ troppo sintetico per cadere nel grottesco, soprattutto dopo i cinquanta. E anche la Santanchè o la Marini, che di certo non si vestono all’Oviesse, non sono mai state dei buoni esempi. Va da sé quindi che le ladies preferiscano l’accessorio, più discreto, o addirittura la fodera seminascosta e maculata che tra l’altro identifica senz’ombra di dubbio un D&G originale. Il segnale è comunque forte e chiaro: una decolletè nera con tacco in pitone crea, senza costringerci ad essere troppo esplicite, le premesse per il dopocena, l’impermeabile a stampa ghepardata portato sul più nero dei tubini fa citazione hollywoodiana, la sciarpa maculata ben sistemata nella scollatura della giacca da lavoro lascia intendere che siamo buone e care ma se è il caso possiamo sfoderare gli artigli e non fare prigionieri.
Chi trova sulla sua strada una signora con un dettaglio wild faccia molta attenzione perché, come invitava lo spot di un noto gelato, siamo sempre pronte a “release the beast”, con tutte le implicazioni che questo può portare con sè.
Le giaguare non si smacchiano tanto facilmente.
P.s. per una documentazione su come le donne aiutate dagli stilisti si siano “panterate” nei decenni, consiglio la mostra Jungle. L’immaginario animale nella moda. Alla Reggia di Venaria (TO) fino al 3 Settembre.