Smart Singing

Idea geniale: visto che mezza Italia per sbarcare il lunario è in modalità smart working perché non inventarsi lo smart singing?  E così abbiamo avuto anche il Festival di Sanremo Quarantena Edition. La meglio gioventù (e non solo) della musica italiana direttamente da casa loro.

Visto che chissà per quanto non potremo godere di un concerto live al palasport o allo stadio o in un teatro,  ieri sera RAI Uno, il canale dei riti collettivi degli italiani (dal Papa e Mattarella a Montalbano), è entrata nelle case dei cantanti e musicisti con #lamusicacheunisce (se non l’avete visto, andate su Raiplay).

Sembrava la videochat con gli amici: camicie denim, felpe con cappuccio, t-shirt e maglioncini. Bocelli, noblesse oblige, era in giacca da smoking.

Abbiamo visto dove vivono e compongono: i divani ordinati delle ragazze Amoruso e Turci, le finestre senza tende dei ragazzi Mengoni e Paradiso e quelle drappeggiate in taffetà di Bocelli (di nuovo, noblesse oblige),  le chitarre di Gabbani, i pianoforti quasi ovunque. Tiziano Ferro e Gigi D’Alessio hanno una sala prove in casa. Alcuni si sono sistemati il set con un paio di telecamere, altri avevano problemi con le luci, i più anziani come Gigi Proietti si capiva che si erano fatti aiutare (nessuno oltre i 60anni  sa fare una ripresa amatoriale da tre angolazioni diverse).

Nella libreria di Luca Zingaretti abbiamo invano cercato tutta la collezione dei Montalbano, piccoli e blu in edizione Sellerio.

Gloria Gaynor era perfetta come superospite straniero. Non in lustrini e pailletes con la faccia del che-ci-faccio-qui che hanno tutti i superospiti di Sanremo ma nel bagno  mentre si lava le mani. Mai come ora la sua canzone I will survive ha avuto un senso.

Nessun presentatore-entertainer con annessa polemica sul compenso ma la voce rassicurante e nota di Vincenzo Mollica, nessuna gara se non quella della solidarietà per la Protezione Civile e nessuna giuria, se non quella della nostra coscienza che ci impone di restare a casa.

Nessuna presentatrice con abiti sempre diversi di  stilisti sempre diverso: Gucci, Armani e compagni in questi giorni stanno producendo mascherine, non abiti da sera. Il made in Italy si farà vedere e valere anche così.

C’era pure l’orchestra, ogni elemento a casa sua o sul balcone, il compositore  di fama (Ludovico Einaudi), il cantante d’antan con ricci sempre neri (Cocciante) e il paroliere della nostra giovinezza (Mogol).

Non poteva mancare Pierfrancesco Favino, che vorremmo a ogni festival fosse anche in diretta dallo sgabuzzino delle scope. Insieme alla Cortellesi, anche lei molto brava e molto amata (da me)

Poi tutti i personaggi simbolo: Valentino Rossi, la Pellegrini, Bolle, Bebe Vio… E gli amici , ognuno sul divano di casa , commentavano via whatsapp come succede con il vero Festival.

E’ durato meno di Sanremo, non c’erano scale, non c’è stata la conferenza stampa con gaffe, quella che il giorno dopo tutti commentano e criticano. Ci è piaciuto così, in versione #iorestoacasa,  il Festival della Quarantena.

Però io avrei chiamato anche il maestro Peppe Vessicchio.

Foto: I Negramaro nello screenshot RaiPlay del mio pc.

(7.continua)

 

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