Zona occhi

Ci sono post che si portano dietro un’infinità di reazioni e commenti e like perchè vanno a toccare  corde e ricordi comuni, situazioni da cui nessuno è immune. Si tratta del famoso “mal comune mezzo gaudio”, quello che ti fa pensare che beh, allora non sei l’unica a cui capitano certe cose…

Per dire, il post sulle rughe (questo) o quello su quelli che si lasciano dopo i cinquant’anni (questo) o quello  di mercoledì, dove si parlava di Annette Bening alla Mostra del Cinema di Venezia, con gli occhiali sul naso (qui) sono stati molto condivisi, sia in senso metaforico che in senso social.

Perchè con gli occhiali (come con le rughe) abbiamo tutti un rapporto difficile. Sono una di quelle cose che perdiamo sempre tutti, ma proprio tutti. E non è questione di vecchiaia o Alzheimer strisciante.

È che non facciamo proprio caso a dove li lasciamo perché fondamentalmente ci dimentichiamo di averli. Li rimuoviamo dalla nostra quotidianità, dai nostri gesti salvo poi cercarli spasmodicamente quando dobbiamo leggere un bugiardino, il giornale o la chat su what’s app.

Io ho almeno 10 paia di occhiali disseminati in ogni stanza. Di quelli comprati in farmacia o di design, dal costo contenuto, di ogni colore e forma.

Fatta eccezione per quelli “da lavoro”, multifocali e costosissimi, parcheggiati costantemente a fianco del PC proprio per evitare di perderli, tutti gli altri vengono abbandonati in giro per casa secondo dinamiche piuttosto precise.

D’altronde, se per quanto riguarda il cellulare ho risolto il problema mantenendo attiva l’utenza del telefono fisso al solo scopo di “farmi suonare” lo smartphone disperso, per la diaspora degli occhiali al momento non vedo soluzioni alternative al sistema “un paio in ogni stanza” o almeno in alcuni luoghi critici.

Occhiali trucco e parrucco. Sono quelli lasciati in bagno, sulla mensola dei trucchi. Impensabile truccarsi con gli occhiali perciò li devo togliere e affidarmi allo specchio Fräck Ikea con ingranditore. A parte il fatto che gli occhiali restano lì dimenticati tra il mascara e la BB cream, il risultato del trucco senza occhiali è sempre qualcosa a metà tra la maschera Kabuki e un quadro di Jackson Pollock. Nota positiva: senza occhiali le rughe si vedono meno (ma va?!)

Occhiali da outfit. Dispersi nella cabina armadio. Perchè entro con gli occhiali per riuscire a trovare subito quello che cerco nelle pile di maglie, magliette e maglioni tutti o quasi dello stesso colore. Ma se faccio l’errore di togliermeli per indossare il capo prescelto è garantito che li dimentico su qualche ripiano. Ovviamente nascosti da una sciarpa.

Occhiali del facchino. Abbandonati in ingresso, vicino al vassoio con le chiavi di casa. Perché quando entro ho come minimo due borse, le chiavi della macchina, la cartellina del commercialista, un pacco di Amazon appena consegnatomi dalla custode e naturalmente gli occhiali (che ho usato per azzeccare la chiave giusta). L’entrata prevede il deposito immediato di tutto quanto sul primo mobile raggiungibile, mentre richiudo la porta con un movimento dell’anca che ricorda Monica Vitti  “ma ‘ndo vai, se la banana nun ce l’hai”. Gli occhiali riemergono solo quando metto la spesa in frigo. Il che può avvenire anche dopo ore e ore, se non ci sono surgelati.

Occhiali della notte prima. Non sono un sistema anticoncezionale innovativo, ma quelli sprofondati tra i cuscini del divano. Perché prima di crollare svenuta a metà del film  ho avuto la prontezza di spirito di toglierli. Con questi il rischio è anche di sedercisi sopra con effetti rovinosi.

Occhiali da ginnastica. Fissi dentro la tasca della felpa. Sono quelli che uso per leggere la scheda in palestra. Non crederete che ricordi a memoria se vengono prima i crunch o gli squat e quanti ne devo fare per ogni serie? L’insieme tutina+occhiali è abbastanza inquietante ed è uno dei motivi per cui vado in palestra alle 7,45.

Comunque la catenella al collo non la metto nemmeno morta.

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4 Comments

  1. says: Gabriella

    … E poi ci sono io, regina delle amanti degli accessori (occhiali in primis!), che da giovane ci rimanevo male quando la visita oculistica di controllo confermava che ci vedevo benissimo e quindi niente lenti! E allora vai di occhiali da sole (quelli sì, di ogni foggia e colore, disseminati in ogni angolo della casa e delle borse), e perfino quelli con lenti non graduate, pur di portare quell’accessorio che mi è sempre sembrato tanto ornamentale. Ora che il tempo mi ha rubato qualche pizzico di diottrie, finalmente ho gli occhiali da vista che vivono in ufficio, quelli da casa (a spasso tra angolo del divano, tavolo di cucina, mensole del bagno), quelli da borsa (i più difficili da reperire, nel mare magnum di oggetti che mi porto dietro). E, udite udite, ho anche una bellissima catenella di perline multicolore: in fin dei conti, è un accessorio anche quello, no? ? O dici che fa troppo “madama”?…

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