Torino, un giorno qualsiasi tra la fine di maggio e inizio giugno, in prossimità della presentazione della dichiarazione dei redditi. La signora mamma è vedova e fortunatamente in buona salute e tu, figlia di mezza età che hai un lavoro, una famiglia, la revisione dell’auto che scade, i piumoni da portare in tintoria e un altro centinaio di cose da fare, svolgi il tuo compito di brava figlia e decidi di guadagnarti un pezzetto di paradiso aiutandola a preparare i documenti per l’annuale incombenza.
Già qualche giorno prima hai fissato un appuntamento perché la signora mamma non rinuncia per niente al mondo ai programmi della sua giornata e naturalmente, per risparmiare tempo e portarti avanti con il lavoro le hai ricordato di radunare tutti gli scontrini, i fogli della pensione ecc.. ecc.. in modo da poterli controllare insieme e preparare solo quelli che occorrono.
L’appuntamento viene fissato in un orario comodo per l’arzilla vecchietta e assolutamente improbabile per una donna al disotto dell’età pensionabile, cioè alle quattro e mezza del pomeriggio, tra la pennichella del dopopranzo e l’ispettore Barnaby. Nessuna altra opzione alternativa è stata presa in considerazione dalla vecchietta che, oltre a essere vedova e arzilla è anche graniticamente ostinata.
Per farti aprire il portone bisogna, nell’ordine: suonare il citofono, chiamare al cellulare e chiamare al telefono fisso perché oltre ad essere arzilla, vedova e ostinata è anche un po’ sorda. Verrebbe voglia di usare un megafono e iniziare a urlare “siete circondati! Aprite questa cazzo di porta che sono anche parcheggiata male!” Finalmente ti viene aperto e saluti la portinaia che sorride equa e solidale ma con le braccia conserte e viene da chiedersi perché non poteva aprire lei mentre imprecavi davanti al portone. Mentalmente registri due informazioni: 1) che occorrerà rivedere l’entità della mancia natalizia alla custode e 2) che l’operazione non si sta presentando sotto i migliori auspici.
Barbara d’Urso sta urlando qualcosa in tv e la mamma a malincuore spegne, perché è pur sempre tua madre e dalla tua espressione ha capito che hai già il nervo. Sul tavolo c’è qualche foglio sparso ma l’occhio allenato da anni di lavoro in ufficio intuisce che mancano molte cose. Con santa pazienza inizi a snocciolare l’elenco e a spuntare :
– hai il CUD?
– è lì
– no, mamma, quello è un MAV
– Giorgina mi ha detto che non serve
– ma chissenfrega della tua amica Giorgina, magari non serve a lei ma tu lo devi avere
– allora sarà lì
“Lì” è un cassetto in cui sono ammucchiate almeno un centinaio di buste. Perché nonostante tu le abbia detto mille volte che servono solo quelle delle raccomandate, lei si ostina a tenere ogni cosa nella busta sostenendo che “è più ordinato”, così quando serve qualcosa bisogna aprirle una per una alla ricerca del santo graal. Le buste non sono nemmeno raggruppate per argomento che so, spese condominiali o estratti conto in forma cartacea che continua a farsi spedire perché quelli del bancomat non riesce a leggerli e non le è ancora entrato in testa che tu puoi averli agevolmente stampandoli da casa. Ma i ministri che pensano di informatizzare il Paese non ce l’hanno una mamma di ottant’anni??
Al capitolo spese mediche, quando ormai il nervosismo avanza senza che ti abbia offerto un caffè o un succo di frutta di cui ha il frigo pieno, estrae una busta di plastica di un vecchio golf di cachemire ripiegata su se stessa e chiusa ermeticamente con un elastico in cui ha radunato ogni sorta di ricette mediche assolutamente inutili mischiate agli scontrini della farmacia. Forse ha paura che scappino o siano radioattivi perché non c’è alcuna ragione plausibile per tenere prigionieri gli scontrini: a casa tua in genere scorrazzano liberi da un mobile all’altro, da una borsa all’altra o dall’ingresso alla cucina senza particolari precauzioni. E infatti li perdi.
La mamma comincia a dare segni di nervosismo: si sta avvicinando l’ora-Barnaby e lei è preoccupata perché “le ha scritto il Comune” Oddio! e che vorrà mai il Sindaco? Si scopre che è la comunicazione dell’acconto TARI, dovuto sulla base dell tariffe TARES , che comunque non è l’IMU e nemmeno la TASI. E nonostante il tuo pomeriggio sia andato ormai a farsi benedire inizia a spuntare un certo senso di tenerezza e solidarietà per lei e per tutte le persone anziane che non riescono più a stare dietro a sigle improbabili e sempre diverse.
E te ne vai giusto qualche minuto prima delle 18,10, proprio mentre sta iniziando Barnaby.
Grande Franci! E’ un sollievo leggere che le nostre “mammette” (la mia, guai a chiamarla vecchietta!) in fondo sono un po’ tutte uguali….e noi figlie, più o meno impegnate,più o meno disponibili, alla fine ci somigliamo nel cercare di rendere la loro vita un po’ meno complicata.Ci sarà mai qualcuno che un giorno farà la stessa cosa per noi? Mari
ma quando mai? finito con la mamma ho dato consulenza a mia figlia…è proprio questo si intende come “età di mezzo”: il prosciutto nel panino
Voi figlie diventate così nervose per le tasse perchè è una cosa da uomini: io davo tutto all’Ernesto: la busta del cachemire, il MAV, il CID, la TAC. Lui portava tutto Dalla Commercialista e mai che si siano pagate tutte queste tasse. Purtroppo mia figlia non ha preso dall’Ernesto, ma da sua sorella, e pazienza. Spero solo si sia ricordata di pagare il canonerai che non vorrei perdermi Barnaby…
Giorgina, sei un mito