E niente, questa settimana abbiamo anche noi il nostro Super Bowl. Ma invece di tonnellate di testosterone sul campo e Lady Gaga che fa le acrobazie senza mai perdere il tono della voce, abbiamo Tiziano Ferro con le rughette carine intorno agli occhi e Ricky Martin che suda come un camallo (con la M, siamo in Liguria), con sospetto di playback per non ansimare dalla fatica, che pure lui c’ha una certa età anche se, qualunque sia, la porta benissimo.
Negli anni abbiamo provato verso Sanremo qualsiasi tipo di sentimento: da piccole eravamo affascinate dagli abiti vaporosi in bianco e nero e dalle cotonature ancora più vaporose, da adolescenti lo abbiamo schifato, da giovani lo abbiamo guardato in gruppo -rigorosamente soltanto le prime serate, chè di sabato sera avevamo meglio da fare – per poterlo criticare. Adesso, come tutte quelle cose che fanno vergognare i nostri figli, possiamo affermare che si, il festival lo guardiamo. Magari non tutto, magari solo la prima serata per essere un po’ aggiornate e sentire se c’è qualcosa che piace, e forse un pezzettino della seconda, ma poi basta.
Comunque un buon esercizio per metterci davanti al tempo che passa. Inutile nasconderci: siamo diventate vecchie con Al Bano, dalla prima volta a Sanremo nel 1968 all’ultima esibizione post-infarto di quest’anno, passando attraverso il matrimonio con Romina, la prima esibizione insieme a Sanremo, la vittoria dell’84, Nostalgia canaglia dell’ 87 con Romina incinta, poi il divorzio da Romina, poi Loredana Lecciso, e infine la reunion con Romina.
Il bello è che adesso possiamo restare sul nostro divano a seguire su Facebook o Whatsapp i gruppi di ascolto più eterogenei, in cui prevalgono lamentele per la durata (alla nostra età dalle 22,15 siamo già a rischio abbiocco e all’Ariston hanno cantato solo in tre), critiche agli abiti, insofferenza verso la troppa pubblicità.
Qualcuna si sdilinquisce per Tiziano Ferro, altre approfittano delle pause per portare il cane a fare la pipì, la maggior parte delle tardone tifa per Fiorella Mannoia che si veste come noi, sorella di collo sfiorito, coetanea cazzuta che non commuove per un mazzo di fiori.
Se si riesce a resistere fin oltre la mezzanotte – di seguire il dopofestival non se ne parla nemmeno -ci si saluta come se si fosse tutti vecchi amici, dandosi appuntamento per domani a commentare le “nuove proposte”e si va a dormire riflettendo sulle parole della Mannoia: “niente finisce quando vivi davvero”.
Per me ha già vinto.
La mia liason con Sanremo si è fermata ai primi anni 70, quando il festival era un must e tutta la famiglia si chiudeva in un rigoroso silenzio (guai all’improvviso colpo di tosse che veniva prontamente soffocato!) mentre io registravo le canzoni sul Geloso a due bobine…
Preistoria!
Il Geloso! Che invidia…a me non l’hanno mai comprato. Anche noi lo guardavamo tutti insieme e il momento peggiore era quando mio padre si credeva Claudio Villa
noooooo!… quindi non hai mai provato l’ebbrezza del braccio teso (a rischio cancrena) col microfono diretto verso la TV x registrare “Lisa dagli occhi blu”?
Ma il mangiadischi ce l’avevi?…
certo, quello arancione dell’Irradio! mi slogavo il polso a forza di spingere dentro i 45 giri appena li sputava fuori